“Madrid val bene una coppa”, pubblicato il secondo volume della Trilogia Viola di Francesco Russo

Firenze il 25/11/2016 - Redazione
Dopo il successo di “Viola! Viola! Duce! Duce!”, l’atteso sequel. Da oggi è disponibile “Madrid val bene una coppa”, il secondo volume della Trilogia Viola di Francesco Russo edito da Effequ. Un romanzo che, questa volta, parla di storia, sconfitte e scudetti. Il volume verrà presentato in anteprima sabato 26 novembre alle 18.30 alla libreria IBS+Libraccio di Firenze in via De’ Cerretani. Oltre all’autore e all’editore, intervengono il professor Francesco Zabban e il cantautore Marco Fontana.

Il romanzo - È il 1943, il Biagio, il Gigli e il Montini non si sono più incontrati dall’inizio della guerra. L’annuncio dell’armistizio con gli angloamericani troverà ognuno in un luogo diverso della penisola, dietro alle controversie portate dal conflitto. I tre si ritroveranno solo al chiudersi delle ostilità, in una Firenze distrutta dalle bombe, a dover affrontare le difficili situazioni familiari e riscrivere tutta una vita. Così l’amicizia riprenderà il suo corso, come l’Italia negli anni della costruzione della Repubblica, accompagnati dalla crescita della grande Fiorentina di Fulvio Bernardini, che raggiungerà il suo primo scudetto e la finalissima della Coppa Campioni a Madrid, contro il mitico Real di Di Stefano.  Alle 19.43 la nazione era nel caos. Se Mussolini quel giorno al Piazzale Michelangelo avesse dato retta al Biagio, al Montini e al Gigli, tutto ciò non sarebbe successo. Teresa se ne andò via per sempre. Si era ipotizzato che la Fiorentina e il Brescia partecipassero al torneo finale per l’assegnazione dello scudetto, ma non fu così. Il Biagio tornò al lavoro. Il 2 giugno 1946 l’Italia andò al voto. Le certezze politiche del Montini crollarono mentre quelle di Bernardini e della sua compagine si andavano consolidando sempre di più. Il quindici aprile la Fiorentina veleggiava prima in classifica. Blanca avvicinò le mani alle orecchie e alzò gli indici. Con la bocca iniziò a fare un verso strano che doveva somigliare allo stronfiare di un toro furente.

 
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