Passeggiate d'autore 2020: diciassette storie, un'unica storia

Siena il 25/11/2019 - Redazione
PASSEGGIATE D'AUTORE 2020
Diciassette storie, un'unica storia


Sabato 18 gennaio, ore 15.00
CONTRADA DELLA CHIOCCIOLA
Partenza: Piazzale Biringucci (fuori Porta San Marco)
Siamo nel rione di San Marco. La porta omonima – aperta nelle mura trecentesche e poi potenziata nel ’500 da Baldassarre Peruzzi – era detta anche delle Maremme, perché rivolta verso le terre maremmane. Fu da porta San Marco che la mattina del 3 luglio 1944 fecero ingresso le truppe francesi per liberare Siena. Sotto le pietre che lastricano il rione è racchiusa la leggenda della Diana, il fiume che non esiste, ma che c’è (nella leggenda, appunto) e la cui ricerca tanto fece dannare i Senesi fino a dover subire l’ironia dantesca: “... gente vana / che spera in Talamone, e perderagli / più di speranza ch’a trovar la Diana ...”. In queste strade contrassegnate da storia, mito, quiete che sale dalla campagna circostante, sorge la contrada della Chiocciola. Una delle contrade che con questo nome già viene citata nei giochi che si effettuavano sul Campo ai primi decenni del Quattrocento. L’archivio ha inoltre alcuni documenti che attestano l’antica storia della contrada a partire dal Seicento. L’Oratorio era, un tempo, la chiesa delle monache di San Paolo. Un edificio da ammirare per la cupola, il pavimento, gli stucchi, il coro. Vi è conservata una tavola cinquecentesca raffigurante l’Incoronazione della Vergine dipinta dal Brescianino. Nel Museo merita particolare attenzione la sala, unica nel suo genere, interamente dedicata agli arredi e paramenti sacri. Così come sono da ammirare i modelli in legno di porta San Marco e delle Fonti senesi, realizzati da Bernardino Barbetti. La Chiocciola può vantare la primogenitura delle fontanine di contrada e del battesimo contradaiolo. La fontanina, con un bronzo di Fulvio Corsini, fu infatti eretta nel 1947 e nel 1949 vi si effettuò la prima cerimonia di iniziazione.
*Passeggiata a numero chiuso, massimo 80 persone. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 25 gennaio, ore 15.00
CONTRADA CAPITANA DELL’ONDA
Partenza: Via Sant’Agata, Chiesa di San Giuseppe
Tra gli scorci di Siena più raffigurati (quadri, stampe d’epoca, cartoline) è l’Arco di San Giuseppe, sul tracciato delle antiche mura in parte inglobate nelle case. Un’immagine che troviamo quasi sempre riprodotta e descritta nei taccuini dei viaggiatori stranieri. Arthur Symons, poeta e critico letterario britannico, lo cita, ad esempio, nel libro Cities of Italy, pubblicato agli inizi del Novecento. Symons, si trovò a Siena proprio nei giorni della festa di San Giuseppe e nel suo diario annotò che per i Senesi “la religione fa parte della tradizione, come il Palio”, così che “osservano le festività con naturalezza, piuttosto che con fervore”. Nella pagina dello scrittore inglese leggiamo: “Su entrambi i lati delle due ripide piagge vendevano piccoli balocchi di legno che correvano su ruote fatte di pigne, e la gente andava su e giù per le due vie, sfoggiando il vestito delle feste”. La chiesa di San Giuseppe dei Legnaioli, non a caso edificata tra Cinquecento e Seicento dall’Arte dei Legnaioli, divenne Oratorio della contrada dell’Onda nel 1787, quando, il 17 giugno, gli ondaioli vi tennero la loro prima adunanza. Scendendo da via Sant’Agata, suggestiva è la facciata in cotto con al centro il busto marmoreo di San Giuseppe (opera di Tommaso Redi) e la cupola ottagonale che appare dietro la cuspide. Rigorosamente in legno intagliato è la cancellata posta all’ingresso della chiesa. All’interno, molteplici sono i richiami al Santo, tra cui l’affresco della Genealogia di Giuseppe del Nasini, la statua attribuita a Domenico Arrighetti, la grande macchina barocca in stucco raffigurante la Gloria di San Giuseppe. Di indubbi fascino è il Museo allestito nella cripta della chiesa. Oltre a uno splendido coro ligneo seicentesco e ad alcuni pregevoli dipinti, vi sono conservati statue e bassorilievi di Giovanni Dupré. Il Museo si è recentemente ampliato, con una parte ‘moderna’, nei locali dell’ex asilo “Policarpo Bandini” e qui, grazie alle nuove tecnologie, è possibile effettuare anche una ‘metavisita’ del rione.
*Passeggiata a numero chiuso, massimo 80 persone. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 8 febbraio, ore 15.00
CONTRADA DELLA PANTERA
Partenza: Pian dei Mantellini, Chiesa del Carmine
Il territorio della contrada della Pantera è ricco di testimonianze storiche e artistiche. A cominciare dalla chiesa del Carmine, una sorta di pinacoteca con opere di notevole valore. Tra queste la duecentesca Madonna dei Mantellini, oggetto, un tempo, di devozione popolare. Detta dei mantellini per i gonnellini o mantellini che i bambini le donavano per grazia ricevuta. Da ciò anche il toponimo Pian dei Mantellini o – altrettanto plausibile – perché mantellino era chiamato lo scapolare indossato dai frati carmelitani sopra il saio (nel gergo religioso l’abitino). Da queste parti teneva bottega Duccio di Buoninsegna (forse in un fondaco di via Stalloreggi) ed è da qui che mosse la solenne e festosa processione che il 9 giugno 1311 accompagnò la grande tavola della Maestà fino alla Cattedrale. Arte e leggenda si incontrano poi all’angolo dove è posto il tabernacolo della cosiddetta Madonna del Corvo, affrescata dal Sodoma. Si dice che, nel 1348, in questo punto cadde morto un corvo, portatore della terribile pestilenza. Nel museo troviamo la tela dipinta da Antonio Nasini raffigurante la Decollazione di San Giovanni Battista, patrono della Contrada, commissionata dalla Contrada per l’antico oratorio. Interessante la serie dei palii vinti dai primi del Novecento ad oggi che documentano l’evoluzione pittorica del drappellone nel corso del Novecento (Liberty, Purismo, pittura moderna). Indubbiamente unica la saletta con documenti e cimeli del baritono Ettore Bastianini.
*Passeggiata a numero chiuso, massimo 80 persone. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 15 febbraio, ore 15.00
CONTRADA DELLA SELVA

Partenza: piazza San Giovanni
Per i selvaioli è giusto motivo di vanto possedere un ‘salotto’ prestigioso quale piazza San Giovanni, con lo splendido fondale del Battistero trecentesco, la scalinata che sembra condurre a un sogno (quello del Duomo Nuovo), il palazzo del Magnifico, ricca residenza di Pandolfo Petrucci signore di Siena. Oppure percorrere il suggestivo (quasi pauroso) vicolo delle Carrozze, attestato fin dal Duecento; risalire nella via Franciosa, voltare in Vallepiatta da dove precipita la piaggia del Costone e appare, come una fortezza di fede, la basilica di San Domenico. E giungere alla piazzetta della Selva, appartato angolo della città con la chiesa di San Sebastiano, iniziata a costruire nel 1493 per volontà degli appartenenti all’Arte dei Tessitori. Non è escluso che il progetto sia di Francesco di Giorgio Martini. Opera sua è la Madonna con Bambino e angeli, collocata sull’altare maggiore della chiesa e realizzata attorno al 1474. Si tratta di una terracotta e stucco policromi su tavola che testimonia la versatilità dell’artista. Francesco di Giorgio fu, infatti, pittore, scultore, architetto, ingegnere militare. Singolare è inoltre l’organo, di epoca rinascimentale, concepito per essere trasportabile e utilizzabile nelle processioni.
Nella cripta dell’Oratorio è allestito il Museo con una raffinata esposizione delle testimonianze civili, religiose e paliesche della Contrada.
*Passeggiata a numero chiuso, massimo 80 persone. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 22 febbraio, ore 15.00
CONTRADA DELLA TARTUCA

Partenza: piazza Sant’Agostino
La strada principale della contrada (via Tommaso Pendola) era detta un tempo via delle Murella. Costeggiava, infatti, le mura di ciò che si è sempre ritenuto essere il primo insediamento fortificato della città (XI secolo). Era il Castellum vetus (Castelvecchio) edificato strategicamente sul colle più alto, protetto da mura e strutturato proprio come una fortificazione a forma quadrata, con torri, un cortile, dei percorsi interni. Il nome di un’altra strada del rione, via delle Cerchia, allude, invece, alla cerchia muraria del XIII secolo dove venne aperta la Porta all’Arco. E’ dunque una zona di memorie e pietre secolari. Lo testimonia anche il Museo di contrada, una struttura contemporanea incastonata nelle antiche pietre, che rappresenta molto più di un semplice spazio espositivo: è, infatti, un percorso emotivo, ricco di suggestioni e rivelazioni. Altrettanto originale è la storia dell’Oratorio che, a differenza di altri, nacque proprio come chiesa di contrada; progettato da Niccolò Franchini (che della Tartuca era stato anche priore) e costruito interamente da contradaioli. Intitolato a Sant’Antonio da Padova, al suo interno si trovano opere d’arte che raffigurano la vita del Santo. Vi sono conservati anche i resti mortali della Venerabile Caterina Vannini, la cui intrigante vicenda esistenziale merita di per sé un racconto. Interessanti, inoltre, alcuni documenti d’archivio legati alla storia della contrada e ai cambiamenti dei suoi colori su monture e bandiere.
*Passeggiata a numero chiuso, massimo 80 persone. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 19 settembre, ore 15.00
CONTRADA PRIORA DELLA CIVETTA
Partenza: piazza Tolomei
Piazza Tolomei è l’elegante ingresso al territorio della contrada. Vi sorgono due edifici che richiamano personaggi e fatti importanti della storia di Siena. Il palazzo Tolomei – la più antica residenza privata della città – appartenuto alla potente famiglia di banchieri e mercanti guelfi. La chiesa di San Cristoforo, di origini romaniche, dove nel 1100 si riuniva il Consiglio della Repubblica senese. Da qui si accede alla via intitolata a Cecco Angiolieri, il poeta irriverente e caustico la cui famiglia abitava proprio in questa strada. Suo padre era tra le persone che maggiormente si distinguevano in città per ricchezza e nobiltà: banchiere di papa Gregorio IX, fece parte anche di quell’organismo pubblico detto i “Signori del Comune”. Ma il cuore della contrada è il Castellare degli Ugurgeri, altra potente famiglia che in questo complesso fortificato risiedeva. La costruzione fu terminata nel XIII secolo e riutilizzò parte della cinta muraria in pietra del XII secolo. Se ne vedono ancora i resti di torri e case-torri. Di grande fascino è la visita al Museo di contrada, che si sviluppa su più piani proprio all’interno di queste antiche vestigia, fino a scendere nelle “Segrete”, ambienti scavati nel tufo (a quindici metri sotto il livello stradale) che richiamano in tutto gli ipogei etruschi.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 26 settembre, ore 15.00
CONTRADA DEL LEOCORNO
Partenza
: Chiesa San Giorgio, via Pantaneto 109
La passeggiata potrebbe cominciare percorrendo una leggenda. Quella dell’unicorno (o liocorno), creatura mitologica il cui corno era ritenuto una panacea. Perciò la Contrada che fieramente porta nel suo stemma l’animale, ha per motto: Fiede et risana al par l’arma c’ho in fronte. Ovviamente gli unicorni nessuno li ha mai incontrati e se qualcuno avesse visto qualcosa di simile non era un cavallo ma un narvalo, cetaceo dei mari artici con un lungo dente che gli sporge dal labbro superiore. E non a caso, in omaggio al proprio emblema, la contrada del Leocorno conserva nel museo un vero corno di narvalo. Ma veniamo al rione, che, dalle eleganti Logge del Papa (fatte costruire da Pio II come dono alla sua famiglia) si sviluppa lungo l’antica via di Pantaneto fino alla chiesa settecentesca di San Giorgio, con il singolare campanile visibile solo dal retro dell’edificio (sui quattro lati si aprono 38 finestrelle, tante quante erano le compagni militari senesi nella battaglia di Montaperti contro i fiorentini). L’Oratorio di contrada è, però, la chiesa cinquecentesca di San Giovannino della Staffa. Al suo interno si trova la Madonna della Pace di Francesco di Vannuccio (tardo Trecento) molto venerata in tempo di guerra e le 13 tele con episodi della vita del Battista, summa unica del manierismo seicentesco senese. Accanto alla chiesa si apre la valle di Follonica dove è ubicata l’omonima Fonte, esistente fin dal 1200.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 3 ottobre, ore 15.00
NOBILE CONTRADA DEL NICCHIO
Partenza: Piazza Santo Spirito
Siamo nel quartiere dei Pispini. Strano nome derivante da come, popolarmente, venivano definite le cannelle che zampillavano acqua: pispini o pispinelli, appunto. E qui a rallegrare il quartiere erano i generosi pispini della Fonte di Santa Chiara costruita tra il 1534 e il 1545. Il rione del Nicchio ha nel proprio territorio importanti testimonianze storico-architettoniche. A cominciare dalla grandiosa porta (1326) detta anche San Viene, poiché secondo la tradizione, da qui, nel 1107, entrarono le spoglie di Sant’Ansano, patrono della città, martirizzato presso Montaperti. In tale circostanza la gente riunita presso la porta gridava festosamente: “il Santo viene, il Santo viene!” Nelle vicinanze della porta è anche il fortino progettato da Baldassarre Peruzzi per rafforzare le mura, esempio significativo di architettura militare del Cinquecento. Altrettanto significativa è la chiesa rinascimentale di Santo Spirito (1498) adornata da un portale in pietra forse disegnato dal Peruzzi e con la massiccia cupola attribuita a Giacomo Cozzarelli. L’Oratorio di contrada (1680-1700) intitolato a San Gaetano, mostra, sulla facciata, una nicchia in stucco che contiene la cinquecentesca Madonna con il Bambino e i santi; mentre l’interno è affrescato da Giuseppe Nasini (1734). Nel Museo è di particolare interesse la Sala dei Vasai e l’esposizione di alcuni manufatti di oreficeria.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 10 ottobre, ore 15.00
CONTRADA DI VALDIMONTONE
Partenza:
Piazzale davanti all’ex Ospedale Psichiatrico San Niccolò (lato sede delle Pie Disposizioni)
Il rione ha il suo cuore nella piazza Manzoni, meglio conosciuta come il Prato dei Servi. Laddove, sul colle che domina Valdimontone, sorge, appunto, la chiesa di Santa Maria dei Servi, la cui costruzione fu iniziata nel XIII secolo, ma, per il prolungarsi dei lavori, consacrata solo nel 1533. E’ indubbiamente uno degli angoli più suggestivi della città. Così come è di grande fascino il percorso che, dal retro della chiesa porta alle scale che scendono verso porta Romana. Proprio lungo questo tragitto sorge l’Oratorio della Santissima Trinità. Un vero gioiello barocco, ricco di affreschi, stucchi, dorature; quasi una galleria del panorama artistico senese tra la fine del Cinquecento e i primi del Settecento (Ambrogio Buonvicino, Lorenzo Rustici, Ventura Salimbeni, Alessandro Casolani, Raffaello Vanni, Giuseppe Nicola Nasini e altri). A seguire, il museo di contrada, che vanta la progettazione di Giovanni Michelucci e che, già per la sua struttura e per le soluzioni architettoniche adottate, merita una visita. Contiene interessanti testimonianze della storia della contrada e del Palio (ad esempio il drappellone di un palio corso a Lucca il 14 settembre 1756). Nell’archivio si conserva il primo verbale del 1685 e i primi Capitoli Statutari.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 17 ottobre, ore 15.00
NOBIL CONTRADA DEL BRUCO
Partenza
: Piazza San Francesco
E’ la contrada di Francesco d’Agnolo detto Barbicone, che il 14 luglio 1371, insieme a Cecco delle Fornaci e a Giovanni di Monna Tessa, guidò la rivolta dei lanai del rione di Ovile che richiedevano salari e condizioni di vita migliori. La sommossa capeggiata da Barbicone ebbe esiti drammatici. Il popolo fece irruzione all’interno del Palazzo Pubblico e in modo cruento spodestò i rappresentanti del governo dei Quindici. La statua del bellicoso popolano veglia oggi sulla fontanina battesimale della Contrada, posta proprio da dove scendono le tre strade del rione. Nell’Oratorio troviamo una Madonna trecentesca di Luca di Tommè e tele di Dionisio Montorselli e Giuseppe Nasini. Il Museo, che si sviluppa su tre livelli, conserva pregevoli oggetti e documenti, a partire dal XVII secolo, inerenti la storia della Contrada e del Palio in generale. Interessante, a livello storico, è la nascita della Società “L’Alba” (i primi documenti risalgono al 1877) che testimonia l’impegno della Contrada sul versante della mutualità e di iniziative sociali da considerarsi, per l’epoca, decisamente d’avanguardia, come, ad esempio, quelle per l’emancipazione femminile.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

Sabato 24 ottobre, ore 15.00
CONTRADA DEL DRAGO
Partenza
: Piazza San Domenico
E’ tra le prime Contrade a comparire sul Campo nelle pubbliche feste. E’ documentato, infatti, che con una macchina a foggia del mitico animale, “gli uomini del Drago” partecipano alle prime Cacce ai tori. Il suo territorio ha due poli principali: piazza San Domenico e piazza Matteotti. In quest’ultima si trovano il Museo e l’Oratorio intitolato a Santa Caterina da Siena, patrona della Contrada. L’Oratorio, fondato nel 1479, fu per molto tempo la chiesa delle Monache di Santa Caterina del Paradiso, di cui la chiesa ha conservato il nome. Il primitivo edificio subì sostanziali modifiche tra il 1620 e il 1626, allorché venne trasformato nel modo in cui lo vediamo oggi: una sola navata absidata e una semplice facciata in laterizio. Divenne chiesa della Contrada nel 1787 per decreto granducale. L’interno è di impronta barocca. Sull’altare principale è posto un Busto di santa Caterina da Siena in terracotta di Lorenzo di Mariano, detto il Marrina, dei primi decenni del Cinquecento. L’altare conserva anche la Madonna della Tegola, piccolo dipinto di un artista ignoto del Seicento che dipinse l’immagine della Madonna col Bambino giustappunto su una tegola. Tra i drappelloni conservati nel Museo merita soffermarsi dinanzi a quello conquistato nel Palio della Pace, disputato per celebrare la fine della Seconda guerra mondiale. Come è noto, la carriera fu tutt’altro che all’insegna della pace. Il drappellone venne ridotto a brandelli dai perdenti e fu necessario ridipingerlo per essere consegnato, un mese dopo, al vittorioso Drago.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

--> Passeggiata rimandata a data da destinarsi a seguito del DPCM del 24/10/2020 in materia di disposizioni per il contenimento del Coronavirus
IMPERIALE CONTRADA DELLA GIRAFFA
Partenza
: Piazza Provenzano
“Giraffa, Giraffa del grande Salvani”, cantano i giraffini nel loro inno. E’, infatti, il rione di Provenzano Salvani, potente condottiero ghibellino della Repubblica senese. Anche la Contrada della Giraffa può vantare di essere nominata con questo nome in una novella di Gentile Sermini che descrive un Gioco delle pugna in epoca quattrocentesca (“Là, là, là. Che è, che è? Ecco la schiera della Giraffa: ecco noi. Oh! oh! oh! qui sarà altro che parole!”). Il salotto buono della Contrada è piazza Provenzano dove sorge la Collegiata di Santa Maria, tempio caro ai Senesi che conserva il busto della Madonna cui è dedicato il Palio di luglio. Il Museo ha sede negli ambienti sotterranei della stessa Collegiata e mostra una notevole galleria di drappelloni. Tra questi il trittico storico dei palii del Regno, dell’Impero, della Repubblica; oltre a significative testimonianze della pittura del Novecento con firme quali Guttuso, Vespignani, Tommasi Ferroni. Sempre in tema di palii è curiosa la vicenda legata al drappellone del 23 settembre 1967 indetto in occasione del 59° Congresso della Società italiana per il Progresso delle Scienze. Per uno scherzo dei goliardi bolognesi, il drappellone venne sottratto dalla chiesa di S. Vigilio prima della carriera, così che alla Giraffa vincitrice venne consegnato solo il bozzetto del dipinto: lo possiamo vedere nel Museo insieme al vero drappellone che venne restituito nei giorni successivi. Curiose sono anche le tormentate vicende relative all’Oratorio e all’immagine della Madonna del Fosso.
*Passeggiata a numero chiuso. Prenotazione obbligatoria.

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CONTRADA SOVRANA DELL’ISTRICE

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CONTRADA DELLA LUPA

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NOBILE CONTRADA DELL’OCA

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CONTRADA DELLA TORRE

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NOBILE CONTRADA DELL’AQUILA

Info - Prenotazione obbligatoria. Passeggiate a numero chiuso. Per info e prenotazioni 0577391787 | redazione@toscanalibri.it

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