“Si può far sorridere anche scrivendo di cose serie”. Parola della scrittrice Silvia Volpi

Firenze il 02/10/2019 - di Serena Bedini
L’arancione dorato dell’Aperol Spritz contamina la trasparenza dei cubetti di ghiaccio: lo fisso quasi ipnotizzata, mentre penso che quel colore si adegui perfettamente al genere del romanzo di Silvia Volpi, “Alzati e corri, Direttora” (Mondadori). È impossibile definirlo un giallo tout court, perché sarebbe riduttivo, visto che in esso si intrecciano alla trama del giallo, la storia frizzante della vita della protagonista, Elsa Guidi, e la quotidianità intensa della redazione di un giornale La Piazza, oltre agli scenari nostrani di una delle città più belle e conosciute al mondo, Pisa. No, non è solo un giallo, ma un arancione effervescente, con una punta alcolica, proprio come lo Spritz. Silvia Volpi è seduta davanti a me, l’espressione ottimista sul volto, gli occhi grandi e scuri, il sorriso sulle labbra, quello stesso con cui autografa le copie, stringe le mani dei lettori, accoglie le nuove conoscenze. E così, mentre ci prendiamo un aperitivo, ne approfitto per farle due domande, visto che un romanzo così piacevole suscita inevitabilmente una certa curiosità.
 
Silvia, nella vita oltre a fare la scrittrice, sei giornalista e segretaria di redazione de Il Tirreno. Il tuo romanzo ha la peculiarità di offrire uno spaccato di come lavora la redazione di un giornale: perché questa scelta?
Ho scritto un romanzo giallo che mentre intrattiene il lettore accompagnandolo nell’indagine per un crimine consente anche di entrare all’interno di una redazione, spalanca le porte e mostra il lavoro dei giornali. Ecco allora la protagonista del libro, la direttrice di un quotidiano, che con il suo agire dimostra quante responsabilità ha chi lavora nella stampa, quanto frenetico sia il lavoro di redazione, cosa significhi dirigere una testata.
 
Elsa Guidi, la protagonista, non è solo una direttrice, ma è anche una mamma, una moglie e una “sportiva”. In questo senso, il titolo, “Alzati e corri, Direttora”, sembra assumere vari significati…
L’invito ad alzarsi e correre è un po’ metafora della giornata di Elsa Guidi, sia in ambito familiare che lavorativo. Ed è quello che capita a molte di noi. La protagonista di questa storia fa anche running ogni mattina, si alza presto, poi dirige una testata e in quel lavoro la tempestività è tutto. Elsa è moglie e madre, due ruoli che comportano di essere nel posto giusto al momento giusto. Ma c’è anche altro! Elsa Guidi ha la capacità di sentire a distanza quando, in un fatto di cronaca apparentemente privo di risvolti come un suicidio, si nasconda qualcosa di poco chiaro e, per raggiungere la notizia prima degli altri, per scoprire che si tratta di omicidio e magari arrivare anche a smascherare il colpevole, bisogna correre!
 
Accanto a Elsa Guidi, oltre ad una redazione di personaggi simpaticissimi e ben caratterizzati, spicca la figura di Tommaso Morotti, un giovane giornalista, tutto dedito ad apprendere il mestiere, ma che indubbiamente è anche molto attratto dalla direttrice, sia per la sua professionalità, sia per la sua avvenenza… Ma allora nelle redazioni dei giornali si intrecciano anche storie d’amore?
Possono esserci, come possono succedere dappertutto. Nel mio romanzo ho voluto riportare non solo e soltanto un caso di cronaca nera su cui i personaggi indagassero, ma la verosimiglianza della vita stessa, lo scorrere delle ore quotidiane, compresi ammiccamenti, confronti, competizioni e anche innamoramenti.
 
Il tuo romanzo non è solo “catching”, ma anche molto divertente: c’è ironia, sì, ma più ancora c’è l’umorismo toscano, persino delle battute in dialetto pisano e altre in dialetto livornese… Perché questa scelta?
L’intento è stato quello di scrivere un giallo in cui si potesse sorridere anche parlando di cose serie e per questo un filo di umorismo toscano, qualche traccia di vernacolo, e la tendenza a provare modi per sdrammatizzare certe vicende e certa vita, mi sono sembrati strumenti utili. Inoltre è portare il lettore fino all’anima dei personaggi, nelle loro radici.
 
Pensi che il lavoro di un giornalista di cronaca nera e un autore di romanzi gialli possano avere dei punti di contatto?
Credo di sì, credo che possano averne molti, perfino l’obiettivo di verità che il giornalista deve perseguire: succede nella professione del mondo reale e pure nel romanzo in cui la storia si dipana grazie alla professione. Indubbiamente, sia uno scrittore di gialli che un giornalista di cronaca nera devono fin dalle prime battute configurare cosa accade e chi sono gli attori principali della scena. Entrambi insomma devono rispondere alle famose 5W, uno lo fa a suo modo nell’inizio del romanzo l’altro nelle prime righe degli articoli. Infine, ritengo che entrambi, il cronista e il romanziere, abbiano da emozionare il lettore. Ciascuno lo fa a suo modo, con regole, creatività e passione.
 
Questo è un argomento che affronti più volte anche all’interno del tuo romanzo: i tuoi personaggi spiegano a Tommaso Morotti che i suoi articoli non devono essere freddi, ma suscitare emozioni in chi legge…
Un giornalista, pur riportando i fatti in modo obiettivo e oggettivo, per come si sono svolti nella realtà, ha la propria sensibilità, la sua curiosità. Più che restare freddo e distaccato può far sentire al lettore la sua partecipazione senza mai venire meno alle regole della professione. Nella redazione di un giornale raccontiamo storie, storie che coinvolgono esseri umani, persone. E’ importante saper trasferire al lettore le emozioni raccolte durante il lavoro di cronista e l’articolo è uno degli strumenti per riuscire a farlo. Nel romanzo Morotti e la Guidi sono molto attenti alle emozioni di chi legge.
 
Ora ho capito perché non riesco ad associare il romanzo di Silvia Volpi solo al genere giallo: perché in esso c’è molto di più, c’è il rosso del sangue che scorre nelle vene e il rosso del cuore che batte… E l’unione del giallo e del rosso non può che dare come risultato un colore energetico e rigenerante come l’arancione!
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Serena Bedini

È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.   Vai alla scheda autore >

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