Una vittoria mutilata? Si parla dell’Italia e della Conferenza di Pace di Parigi nel libro di Paolo Soave

Siena il 04/09/2020 - Redazione
Un dialogo su uno degli snodi cruciali della storia italiana, che tuttora, a distanza di un secolo, pone dilemmi interpretativi sulla politica estera e sulla collocazione internazionale del Paese. Giovedì 10 settembre alle ore 18 appuntamento a Siena, Bastione San Filippo della Fortezza Medicea, con Paolo Soave, studioso senese e docente all'Università di Bologna, e il suo saggio “Una vittoria mutilata? L'Italia e la Conferenza di Pace di Parigi” (Rubbettino). Alla presentazione parteciperanno, oltre all’autore, il presidente della Biblioteca degli Intronati Raffaele Ascheri; Luciano Monzali, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
 
Il libro - La Conferenza di Pace di Parigi del 1919 doveva culminare il ciclo storico italiano avviatosi con il Risorgimento. Nel disegno degli uomini che avevano condotto il Paese alla guerra, in base al Patto, di Londra il Regno d'Italia avrebbe dovuto ottenere lo status di Grande Potenza e rafforzarsi sul piano interno scongiurando ipotesi rivoluzionarie. Tuttavia, già dall'ottobre 1918 Gabriele D'Annunzio aveva iniziato a parlare di "vittoria mutilata" trovando crescente seguito nell'opinione pubblica sino all'impresa di Fiume. Se in guerra i rapporti con gli alleati erano stati ambigui, cessate le ostilità la dipendenza economica del Regno d'Italia dalle maggiori potenze risultò accentuata. Fra gli errori della delegazione guidata da Orlando e Sonnino, e l'ostilità degli altri vincitori, la "vittoria mutilata" distorse la percezione dei risultati di guerra, contribuì alla definitiva delegittimazione dell'élite liberale e alla debolezza generale della pace.
 
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