Carlo Pizzichini e le sue “Forme nel verde” di ceramica e maiolica

Margherita Anselmi Zondadari

28/08/2013

Forme nel verde, rassegna nata da un'idea di Mario Guidotti, è stata fin dal 1971, una delle prime ed importanti manifestazioni di scultura all'aperto. Ha ospitato artisti di gran fama, da Costantino Nivola a Augusto Perez, da Sinisca a Kurt Laurenz Metzler, da Tagliolini a Spender ad Ogata e un invito ad esporre con una personale nella mostra diffusa nel cuore della Val d'Orcia, Patrimonio dell'Unesco, rimane una sfida eccitante per ogni artista. Carlo Pizzichini ha collaborato direttamente per l'organizzazione con Guidotti in alcune edizioni, e ha potuto così vivere dall'interno le problematiche di allestimento e il rapporto con gli spazi e ambienti espositivi che altro non sono che importanti frammenti di storia o meravigliosi ambienti naturali che la terra di Val d'Orcia offre in ogni stagione, non solo agli occhi degli artisti ma anche a quelli meno sensibili.

Invitare quindi Carlo Pizzichini, nel pieno della sua maturità artistica, è stata cosa logica, in quanto gli organizzatori conoscono il suo operare fin dalla sua giovane età, motivato e corretto, in piena onestà e libertà di pensiero, capace sempre di stupire, pur restando fedele ai suoi interessi pittorici e di poetica. L'artista senese si è impegnato in una idea di mostra diffusa che ha come scopo principale il riproporre, sotto le forme e i modi contemporanei, la lavorazione della ceramica che a San Quirico d'Orcia e nel circondario ha avuto, nel periodo tra la fine del XVII e la metà del XVIII secolo lo splendore di una manifattura locale promossa e voluta dal cardinale Flavio Chigi.

La famiglia Chigi Zondadari fondò a San Quirico d’Orcia una fabbrica di ceramiche da dove uscivano pezzi di grande pregio, non per il commercio ma destinati ad essere regalati ad importanti personaggi ed amici del suo fondatore, il cardinale Flavio Chigi. Nel 1717 arrivò a San Quirico d’Orcia un famoso e stimato vasaio dell’epoca, il romano Bartolomeo Terchi. Questi vi trascorse gli anni della sua maturità artistica realizzando splendidi vasi e piatti istoriati prendendo a modello i soggetti raffigurati nelle opere di Raffaello, dei Carracci e dei Bassano, la maggior parte di essi datati e firmati. Il merito del Terchi è quello di aver fatto rifiorire a Siena, dopo un lungo silenzio, l’antica arte della ceramica, che era andata perduta ed era gravemente compromessa dall’importazione delle ceramiche orientali e dall’arrivo della porcellana. Egli talvolta firmava i suoi pezzi migliori con il suo nome o con una sigla che riportava al luogo di produzione. Nella fornace chigiana si producevano anche oggetti comuni destinati alla vita di tutti i giorni, come piatti, tazze e vassoi.

Carlo Pizzichini, già direttore artistico della manifestazione nazionale "Premio Antica Arte dei Vasai" della Nobile contrada del Nicchio di Siena, promosso dall'associazione omonima, si prodiga da più di vent'anni alla diffusione e alla valorizzazione della ceramica contemporanea, non solo organizzando e promuovendo il lavoro di tanti artisti colleghi e ceramisti, ma soprattutto facendo, realizzando ed inventando, all'interno del suo percorso artistico, le forme e i colori, che l'uso di smalti e ingobbi, possono suggerire. Pur nascendo pittore, ed i grandi e raffinati quadri di paesaggi notturni, un omaggio alla “terra Senese”, esposti a Palazzo Chigi di San Quirico d'Orcia, lo dimostrano, è riuscito pienamente a trasferire nella ceramica il suo segno e i suoi temi carichi di memorie ed evocazioni. Non solo con la ceramica smaltata, o meglio la maiolica bianca, (si veda in questo senso l'installazione "floreale" negli Horti Leonini, fatta diventare con trecento maioliche un vero giardino fiorito, carico di memorie, un giardino della conoscenza), ma anche con la terracotta, quella delle fornaci, dei vasai, degli orci senesi per l'olio. Alcune sculture, le sfere e le grandi ciotole, esposte nell'entrone del Palazzo Chigi sono infatti realizzate con la terracotta più umile, combinata in qualche caso con il ferro, come nell'omaggio al Vasari, realizzato alle Terrecotte Benocci di Sinalunga. Realizzando tutta la sua produzione nella Bottega "Il Tondo" sotto l'ausilio dei maestri vasai Marcello e Andrea Mannuzza di Celle Ligure, Pizzichini ripercorre anche quegli itinerari di scambio ed intreccio di esperienze, di produzione, di idee e di tecniche, che anche secoli fa, forse più di ora, vedevano maestri ceramisti, decoratori e pittori, trasferirsi nelle città di produzione della ceramica, arricchendo di nuovi stili e tecniche là dove venivano chiamati.
L’artista riporta all’attenzione del pubblico e della critica il lavoro svolto in Valdorcia vari secoli fa. I suoi pezzi unici non si limitano a far rivivere forme, tavolozze, cromatismi delle antiche maioliche prodotte nei secoli dalla famiglia Chigi Zondadari, ma si spingono oltre, alla continua ricerca tecnica ed artistica che rivolge ampio interesse alla realizzazione di manufatti artistici.

È da oltre un secolo che ci si augurava che qualche abile artista riportasse in primo piano la maiolica senese nel panorama della produzione italiana e che fosse in grado di riunire l’evoluzione e la storia dei vasai senesi. La storia e l'evoluzione della ceramica contribuiscono da sempre a far conoscere lo sviluppo e la cultura di un paese; gli stessi manufatti sono testimonianze storiche di tradizioni, di abitudini e di costumi. La ceramica è sempre stata considerata un’arte minore, ma è fondamentale per comprendere la nostra storia passata avendo seguito l'uomo in ogni tappa della sua esistenza ed essendo stata sempre presente nello svolgersi della vita della società. I pezzi ceramici sono quindi dei veri e propri indicatori di economie, di commerci e di stati sociali.

Vasi, sfere in terracotta, (da vedere l'installazione di quelle galleggianti nella Vasca Termale di Bagno Vignoni), piatti da pareti e set da tavola, trionfi, scatole, presepi, saliere e acquasantiere, oggetti della tradizione e forme più modernamente assolute, ritornano e riempiono di nuovo le sale del Palazzo Chigi di San Quirico d'Orcia, ricordando un tempo che fu creativo e economicamente florido, ma anche auspicando un nuovo fattivo interesse per la "terra", "la nostra terra" si potrebbe dire, che potrebbe essere ancora risorsa di nuove possibilità del popolo che la vive.

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