Il futuro è nelle pagine di un libro. Intervista a Francesca Parotti, ingegnere e docente ISIA Firenze

Serena Bedini

29/06/2022

Ci sono letture che non si dimenticano: sono quelle che si fanno nella prima adolescenza, quando i libri aprono la mente e permettono di scoprire mondi fantastici, nemmeno immaginabili. Molti obietteranno che la lettura oggi è un’attività meno comune di un tempo e un adolescente si dedica con maggiore entusiasmo ad altri tipi di passatempi. Forse è vero, ma sorge il dubbio che a volte quello che manca sia la motivazione: perché leggere? A cosa serve? Se a questa domanda dovesse rispondere l’Ingegnere Francesca Parotti, con molta probabilità, direbbe che leggere permette di sognare da svegli e di venire in contatto con il futuro, il proprio e quello dell’umanità. Il motivo di una simile risposta risiede nella sua stessa esperienza che proprio lei ha raccontato nel corso di un incontro, durante un caldo pomeriggio estivo, mentre un’ape vagabonda entra dalla finestra, attratta dai colori di una decorazione della stanza in cui ci troviamo.

Francesca, tu sei la docente ISIA Firenze che ha ideato, progettato e adesso coordina il Master in Space Design. Da cosa deriva il tuo interesse per lo spazio… non ci sarà forse un libro nascosto dietro tutto questo?
“Beh… perché no? Lo spazio mi ha sempre affascinato: varcare i confini terrestri per ipotizzare la vita in altri pianeti è un obiettivo tanto ambizioso quanto desiderabile e da buona sognatrice lo spazio era un’ambientazione perfetta. Persino le mie prime letture si sono basate proprio su storie di fantascienza ambientate nello spazio. Del resto sono sempre stata una lettrice vorace. Ho cominciato a leggere prestissimo, a tre anni, e da allora non mi sono mai fermata. Il mio ritmo è di due libri a settimana e le mie letture da adolescente si sono nutrite della collezione di volumi Urania di mio padre per poi approdare all’intera produzione letteraria di Ray Bradbury. Ebbene “Cronache marziane” è uno di quei libri che mi sono rimasti nel cuore: leggerlo e amarlo furono due azioni inevitabilmente consequenziali e adesso, guardando indietro, potrei dire che quello fu un modo per intravedere un futuro che oggi è diventato per me una realtà quotidiana”.

E quindi, è il caso di dirlo, “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”! Nella tua quotidianità, ci sono oggi parole come “Marte”, “astronauti”, “orbita”, ecc. Come hai avuto l’idea del Master in Space Design?
“Tutto è cominciato nel 2016, quando durante il Creactivity presso il Museo Piaggio a Pontedera ho cominciato un laboratorio a tema aerospaziale insieme ad alcuni miei studenti di ISIA Firenze e al prezioso contributo di Ilaria Cinelli, Ing. Senior Analogue Astronaut, che tenne un talk in quell’occasione e poi rimase con noi nelle attività laboratoriali. Fu entusiasmante, da quel momento partì un primo progetto per un guanto pro-touch che intende permettere all’astronauta di mantenere il senso del tatto. Ci accorgemmo in quell’occasione di quanto fosse importante l’ibridazione delle competenze e necessaria un’analisi dei bisogni degli astronauti e di come il design potesse supportare l’essere umano in una condizione di assenza di gravità prolungata comporta. Da quel primo laboratorio, abbiamo sviluppato nel tempo il progetto del guanto, arrivando proprio in questi giorni a ottenere una prototipazione e successivamente, sempre lavorando su tesi di laurea e progetti correlati all’aerospaziale arrivammo a costituire il mArts Design Team con alcuni”.

Di cosa si tratta?
“È un team basato a Firenze costituito da miei studenti ed Ex studenti ISIA, che si occupa di innovazione e sperimentazione, integrando design e ingegneria. In altre parole, il nostro obiettivo sarebbe quello di migliorare la qualità della vita delle persone, terrestri o cosmonauti, tramite progetti sostenibili, eticamente validi, possibilmente high tech a basso impatto e curati nei minimi dettagli: il nostro ambito di applicazione va da prodotti a servizi interdisciplinari attraverso ogni fase, dalla ricerca fino alla prototipazione e test utente. Nel tempo, abbiamo sviluppato collaborazioni con realtà legate al campo aerospaziale e alla sostenibilità ambientale fra cui enti di ricerca e aziende (Mars Society, Sketchin di Lugano, Trotti+Associates, ecc.). Abbiamo sviluppato diversi progetti sperimentali: come CR-BR, un fotobioreattore automatizzato che sfrutta microalghe per pulire l’aria dalla CO2 e per produrre Super Food o derivati come il bioCarburante ed è scalabile per ambienti terrestri o spaziali; Pro-Touch Glove, un’estensione della mano che consente di mantenere la percezione tattile ma anche un monitoraggio dei parametri vitali ed è customizzabile per astronauti o lavoratori in ambienti confinati. E ovviamente abbiamo anche ottenuto vari riconoscimenti: 1° Premio Mars To Earth 2018 (Milano) 1° Premio Fisad 2019 (Torino) 1° Premio Vespa Prize 2019 (Pontedera, Museo Piaggio & Cre@ctivity), 1° Premio Fassa Bortolo per l’Architettura Sostenibile, qualche finanziamento per la prototipazione dei progetti”.

E adesso il master…
“Già, e adesso il master che scaturisce proprio dall’attività di mArts Design Team con ISIA Firenze e con tutte le aziende che nel tempo ho contattato, molte delle quali toscane, ma anche di altre regioni italiane”.

Mentre parla, guardo Francesca negli occhi: ha lo sguardo acceso di entusiasmo, di soddisfazione, a tratti mi sembra persino di vedere quella stessa meraviglia che doveva aver provato leggendo le “Cronache marziane” di Bradbury. Non c’è dubbio: lei, la sua storia di docente e quella del mArts Design Team sono l’esempio di come un libro possa cambiare la vita.
 
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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