Il groviglio armonioso di cucina povera, arte storia e paesaggio in La bellezza di Riccardo Nencini

Serena Bedini

26/07/2018

«Tutto è cominciato così, con la neve. Mi sono detto: perché non ne parli tu che il Mugello lo conosci davvero? Meglio un indigeno di uno straniero. anzi. Meglio un indigeno innamorato avvezzo a girare il mondo di uno straniero prevenuto che ha fatto il giro del mondo e magari vuol impartirti una lezione. Sarò anche di parte, un ghibellino, così mi ha bollato Franco cardini, ma conosco peccatori di ben altra risma.[…] al contrario, l’ammissione di colpa – sono un mugellano – mi obbliga a essere cauto, vorrei dire imparziale. confessione imprudente perché l’imparzialità non esiste. esiste la ponderatezza. Sentimento freddo. Cercherò di farne buon uso. Senza eccedere, lo prometto.» (p. 7). È con questa “Confessione dell’Autore” che si apre La bellezza di Riccardo Nencini (Polistampa, 2018), un petit tour del Mugello mediceo, come recita il sottotitolo. E bisogna dire che questo volume è molto di più di un “piccolo giro” del Mugello: è una dichiarazione d’amore, profonda e appassionata, alla propria terra; è un compendio di informazioni per indurre il lettore ad ammirarla e innamorarsene a propria volta; è una raccolta di ricordi affettuosi verso una natura mai piegata al braccio dell’uomo, incontaminata e spontanea e proprio per questo fervida e bellissima, ricca di pievi e borghi.

Lo stile inconfondibile di Nencini, quel misto di malinconia e di intensità che il suo modo insolito e ben calibrato di comporre le frasi ispira, diviene qui così coinvolgente da appassionare il lettore e portarlo a “divorare” le pagine, tanto è difficile distogliersi. «Tra il grano rifulge un campo di papaveri. Immergiti! La potenza della natura lo ha reso inimitabile. Verso l’alba, la brezza sprigiona il colore. È il rosso che vedi, solo il rosso dei petali, così intenso da annichilire il creato. Una macchia accecante. Inattesa. Il rosso incandescente di Mark Rothko e le pennellate cariche di stupefacente follia di Van Gogh. Solo loro quaggiù. Riempiti gli occhi. Le sorprese non sono finite. Stai per calarti nel luogo che perpetua la tradizione delle temute sacerdotesse di Atena. Che donne, le “contesse di Luco’”! Regnarono per secoli in questa conca di ginestre e papaveri protette da un filare di colli, da un torrente e dalle mura possenti del monastero.» (p. 158-159). Scrive bene Nencini, è originale, mai scontato, si muove libero tra punteggiatura e sintassi senza mai sbagliare un colpo e dialoga brillantemente con il lettore tenendone viva l’attenzione: è divertente leggerlo, sembra di poterci parlare, mentre con lui attraversiamo il Mugello dal Passo della Futa al Passo del Giogo, dal Passo della Colla al Passo del Muraglione per arrivare al Passo della Consuma. E poi ogni capitolo è una sorpresa: se di solito un libro sul territorio annovera in modo pedante tragitti, monumenti e nozioni, spiega in quale punto ammirare un panorama e in quale altro trovare un locale caratteristico, Nencini redige al contrario un percorso letterario, artistico e culturale approfondito, sempre incuriosendo il lettore.

Perché in queste pagine ricche di descrizioni appassionate, posti incantevoli e squisiti piatti locali, c’è molto di più: c’è il frutto delle ricerche d’archivio del Nencini storico, quelle che lo portano a raccontare le vicende travagliate di principesse, granduchi e soldati, di opere d’arte e di pievi, quelle stesse attente ricerche che spingono Franco Cardini ad asserire: «In realtà, questo libro – in buona parte direttamente o indirettamente autobiografico – è soprattutto un Diario dell’Anima. Lettore di Dante, esegeta finissimo di Giotto […] Nencini è un uomo del suo e del nostro tempo, che sa e che ama interrogare il passato in funzione del futuro» (dalla presentazione in quarta di copertina). Riccardo Nencini ci racconta aneddoti divertenti, fa citazioni alte, aggiunge qualche considerazione personale e nel frattempo ci mostra quanto sia meravigliosa questa terra, meno nota alle vie turistiche rispetto al Chianti e alla Valdorcia, eppure di una ricchezza assolutamente non inferiore, semmai sorprendente perché inaspettata. E così - volando da Puccini a Melville, citando gli appunti di viaggio dei protagonisti del Grand Tour, raccontando di Montaigne e di un oste di Scarperia, rammentando Garibaldi, Machiavelli, Montanelli, Dante, Arnoldo Foà e tanti, tantissimi altri artisti, letterati e storici che sono passati per il Mugello, rifacendosi al cinema, dalle Guerre Stellari ad Al Pacino - trecento pagine volano in un attimo, lasciando nel cuore il desiderio di ricominciare a leggere da capo, camminando, libro alla mano, per le vie del Mugello, in questo «groviglio armonioso che ha impastato cucina povera con arte storia paesaggio» (p. 9).
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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