L'inglese che viaggiò con il re e fu decisivo per l'armistizio

Mauro Taddei

09/12/2013

L’8 settembre 1943 è una di quelle date che non si possono dimenticare. È uno dei momenti più tragici della storia italiana. Una brutta storia che la letteratura, anche filmografica, ha cercato di interpretare e valutare, ma che ha sempre lasciato nel dubbio soprattutto riguardo al lacunoso ordine impartito da Badoglio alle truppe sparpagliate a fianco delle truppe germaniche in tutti i fronti aperti della Seconda Guerra Mondiale. Ogni atto di ostilità contro le forze anglo americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza. L’equivocità del comunicato sconvolse e coinvolse tutti: militari e non. A distanza di settanta anni da tale evento una preziosa pubblicazione uscita la scorsa estate dal titolo “L’inglese che viaggiò con il re e Badoglio” (Leg edizioni) porta alla luce inedite notizie sugli avvenimenti che portarono allo “sbandamento” dell’esercito, al tutti a casa con le conseguenze che ne derivarono.

Dick Mallaby - Ma chi era l’inglese che viaggiò con il re e Badoglio? Gianluca Barneschi, l’autore della pubblicazione, di professione avvocato, è l’appassionato ricercatore che attraverso il lavoro di diversi anni, consultazione di archivi, raccolta di memorie, documenti e testimonianze, con la storia dell’agente speciale inglese Dick Mallaby, perno della pubblicazione, cerca (e riesce a parere di chi scrive) a mettere ordine alla confusa vicenda. Dick Mallaby è l’agente segreto appartenente allo Special Operations Executive (acronimo S.O.E.) che fece da tramite, da diretto intermediario nei negoziati di resa tra il Comando alleato di stanza ad Algeri ed il Governo italiano. Dick Mallaby è un personaggio che è rimasto in quella che si può definire la “zona d’ombra” di tutte le vicende belliche durante le quali c’è sempre chi se ne assume “ufficialmente” il merito. A Barneschi va quindi il merito, fra l’altro, non solo di ristabilire l’ordine di certe vicende storiche, ma di rendere onore a chi ne è stato il vero protagonista. Ma la storia affascinante, da spy-stories, dell’agente Mallaby ci interessa perché, nato da famiglia inglese a Ceylon, l’attuale Sri Lanka, nel 1919 abitò e crebbe nel senese, ad Asciano a partire dal 20 dicembre 1922. Lì frequentò la scuola elementare, a Siena fu convittore al Nobile Convitto Tolomei ed a Modena conseguì la licenza liceale scientifica. Nel 1939, a venti anni, per quanto fosse cresciuto ad Asciano, pur amando l’Italia, non poté fare a meno di arruolarsi nell’esercito inglese. Il soldato semplice Dick Mallaby fu arruolato nel reggimento Devonshire, sezione telegrafisti, successivamente nell’esclusivo corpo dei Commando. Nel gennaio del 1942 entrò a fare parte del S.O.E. (Special Operation Executive).
In Italia operò con Agenti come Mallaby addestrati a prendere qualsiasi iniziativa prendendo contatti con la Resistenza. Paracadutato in abiti civili e falsi documenti italiani sul lago di Como fu catturato dalla milizia. Rischiò di essere passato per le armi in quanto non poteva vantare lo status di militare. Per una operazione sbagliata si trovò comunque nel posto giusto al momento giusto. Quando i quadri dell’esercito italiano (che stavano trattando la resa con gli Alleati) realizzarono che l’agente era in possesso dei codici di trasmissione ed era l’unico che poteva trasmettere, ne fecero l’ intermediario con il consenso inglese alla trattativa che portò alla resa ed al discutibile comunicato di Badoglio. Perciò, dai documenti raccolti dall’autore del libro risulta che un inglese, poliglotta e di bell’aspetto sbarcò nel pomeriggio del 10 settembre 1943 nel porto di Brindisi da nave corvetta Baionetta che portava a bordo Vittorio Emanuele III e Badoglio. Dick Mallaby – Military Cross, tornò alla fine della guerra ad abitare ad Asciano e dall’aprile 1981 giace nel piccolo cimitero di Poggio Pinci.

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