La bellezza ci salverà. Il messaggio di speranza de “I cieli visti dal tempio”

Simona Trevisi

13/08/2018

Affresco, album fotografico, lettera d’amore, racconto di luoghi e persone. Un libro può essere tante cose ed esserlo contemporaneamente, come nel caso de “I cieli visti dal tempio” (Edizioni Effigi), opera prima di Silvia Schiavo; un romanzo che parla di una famiglia e delle persone che vi gravitano attorno e, al contempo, restituisce le immagini vivide di un territorio con la sua dote di tradizioni e attività agresti legate all’alternarsi delle stagioni.

La vicenda ruota attorno a Monica ed Anna, madre e figlia, il cui punto di vista, nella narrazione, si interscambia spesso per rendere i pensieri e i ricordi dell’una o dell’altra. È estate, Anna ha concluso la sessione estiva all’università e da Firenze torna a casa, a Chiusdino, dove la attende una quotidianità fatta di cose semplici e irrinunciabili. Il suo posto nel mondo è lì, nella quiete della campagna, a contatto con la natura, insieme alle sue persone: i genitori Monica e Francesco, il fratello Marco, nonna Leda, Giulio, l’amore della vita, Remo Marani, un amico di famiglia davvero speciale. Come se vivessero in una salvifica boule de neige di quelle che le piacciono tanto, Anna trova solo in quel luogo tutto quello che le serve per essere serena. Soltanto qui ha la possibilità di osservare il cielo da una prospettiva particolare, quella offerta dalle mura dell’Abbazia di San Galgano: il suo tempio, da cui anche grandi dolore e angoscianti dubbi trovano un senso e lasciano spazio alla fiducia nel futuro e alla voglia di realizzare i propri sogni.  Qui “…in un luogo un tempo sacro a pochi eletti, oggi sacro agli occhi di chi lo visita in cerca di bellezza e pace…”, madre e figlia si illudono che il mondo possa essere migliore, al di là dei lutti che cambiano la vita di chi rimane, al di là degli attentati e della paura, oltre le inevitabili delusioni e insicurezze.

Quello di Silvia Schiavo è quindi un messaggio di speranza e nello stesso tempo una lettera d’amore nei confronti del territorio in cui ha deciso di vivere e della gente che lo abita. Come lei – e i suoi personaggi – ha avuto la fortuna di trovare pace e serenità in questi luoghi, allo stesso modo si augura che ognuno possa trovare il proprio tempio e i propri cieli sotto cui sentirsi in pace col mondo. E già solo leggendo il libro, a maggior ragione se i nostri occhi conoscono i posti descritti, si ha proprio la sensazione di un crescente benessere interiore; probabilmente lo stesso provato da Dina Ferri, la “poetessa pastora” cresciuta nelle campagne intorno Chiusdino, ricordata dall’autrice proprio per la sua capacità di rendere con versi semplici e raffinati insieme le emozioni provate rimirando la “…vasta campagna allietata di tutte le bellezze che il genio sublime della Natura seppe creare” (“Quaderno del nulla”, 6 ottobre 1927).
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Simona Trevisi

Simona Trevisi
giornalista, nata a Bergamo, è laureata in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 collabora con la società primamedia per conto della quale gestisce le attività e gli eventi curati da Toscanalibri.it.
 
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