Le Ninfee di Monet emblema dell’umanità

Filippo Nibbi

01/03/2021

Un ultraricco, ultramiliardario compra a un’asta storica le ninfee di Monet. Paga il quadro 100 milioni di euro. Appena gli viene aggiudicato, si alza tra gli applausi dei presenti si avvicina al quadro, tira fuori di tasca un pennarello e mette la sua firma sopra quella di Claude Monet. È mio, dice, ne faccio quello che voglio. Putiferio. Pandemonio. Sdegno, urla, caos, reazioni violentissime in tutto il mondo su ogni organo di comunicazione. Il miliardario non arretra di un millimetro e anzi, ribadisce il suo diritto di mettere sé stesso, il suo nome, sul cammino di quel capolavoro. Anch’io diventerò eterno. Si è comprato il mondo, il tempo, non solo un quadro: il prezzo così risulta perfino economico. Anni dopo rimette all’asta l’opera sfregiata. Andrà invenduta pronostica qualcuno. Ma non si parla d’altro. All’asta partecipano migliaia di ricchissimi compratori da tutto il mondo. E il Monet rifirmato viene venduto a mille milioni all’uomo più ricco della terra. Appena aggiudicato, il nuovo proprietario si alza, estrae di tasca un pennarello e “dipinge” una ninfea in alto a destra. Scompiglio, putiferio, pandemonio… eccetera eccetera… Tutto ricomincia. Tutto si ripete nel secolo 4,5,7, 10,20 volte. Alla fine il quadro non è quasi più leggibile se non per l’ultimo cm quadrato. C’è ancora Monet, ma ci sono anche tanti uomini qualsiasi, pazzi e distruttori. Diventa l’emblema dell’umanità. L’opera d’arte assoluta della nostra folle razza.
Questo quadro non più quadro, questo quadro che cammina nel Tempo, che si è fatto carne. Che si sporca, si consuma, che morirà di zozzura e di contaminazione diventa il quadro più famoso del mondo, il più prezioso. Come un razzo sorpassa la ieratica, gelida Gioconda. È lui, il quadro che morirà, il Quadro per eccellenza dell‘umanità.

- Cosa stai facendo?       
- Niente
- Ma il mio niente non è come il tuo.
Non è un niente bianco, pacifico.
È malefico infido e ignoto.
In un attimo da niente si trasforma in vuoto.
 
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Filippo Nibbi

Filippo Nibbi, poeta, è nato a Cortona, vive ad Arezzo. Si è laureato in matematica e fisica all’Università di Bologna. E’ teorico e sperimentatore della Fantastica in prima persona, che ha definito di primo acchito: “L’arte di inventare il possibilee di renderlo reale, con il gusto del sogno, della creatività e del piacere; disciplina propedeutica alla poesia, momento di autenticità assoluta conseguito mediante la re-invenzione linguistica e la ri-fondazione della realtà”, come riporta il Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli. Come si possa insegnare la Fantastica come la Geometria, è riportato da “Scuola e Didattica”, la rivista di Brescia, da “Insegnare” e dal “Foglio Lapis”. E’...

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