Osip Mandel’štam, la poesia contro l’orrore

Luigi Oliveto

20/07/2017

Nelle fondamenta della poesia novecentesca c’è anche “La pietra” di Osip Mandel’štam (1891-1938). Così era intitolata la prima raccolta del poeta russo, vittima delle grandi purghe staliniane. Alla ferocia di Stalin erano stati rivolti i versi in cui si diceva che per il dittatore “ogni morte è una fragola”. Deportato in Siberia e costretto ai lavori forzati, Osip morì a 47 anni nel gulag di Vtoraja rečka. Il corpo non fu mai trovato. Alla moglie Nadežda aveva indirizzato queste toccanti righe: «Mia cara bambina, non c’è praticamente nessuna speranza che questa lettera ti arrivi. Prego Dio che tu capisca quello che sto per dirti: piccola, io non posso né voglio vivere senza di te, tu sei tutta la mia gioia, sei la mia tutta mia, per me è chiaro come la luce del giorno. Mi sei diventata così vicina che parlo tutto il tempo con te, ti chiamo, mi lamento con te». Proprio Nadežda riuscì a conservare clandestinamente le opere del marito fino alla morte di Stalin, addirittura trascrivendo poesie che lei aveva imparato a memoria. La silloge intitolata “La pietra” era stata composta dal poeta all’età di 22 anni. Come scrive Gianfranco Lauretano, traduttore e curatore di una raffinata edizione italiana pubblicata dal Saggiatore nel 2014, “la sua poesia è intrisa di sentimenti primari, oggetti, viandanti, specchi, dita che scivolano sulla superficie del mondo e sulla carne. I suoi versi sono pietre levigate, limate con tenacia e sapienza. Il suo è un gesto poetico netto, puro, indomabile. È una lingua che si confronta con la natura, la contempla, la ricrea”. Si racconta che mentre Mandel’štam veniva condotto al campo di concentramento, sul treno recitasse agli altri prigionieri versi di Dante e Petrarca che mandava a mente in italiano. La disperante meraviglia della poesia contro l’orrore.
 
 
A una straordinaria libertà
è bello pensare vicino a una candela.
– Innanzitutto rimani un po’ con me –
s’affliggeva di notte Fedeltà.
– Solo io la mia corona
depongo su di te
così che a Libertà, come a una legge,
amando tu ti sottometta…
– Io a Libertà, come a una legge,
sono fidanzato e pertanto
questa agevole corona
mai mi leverò.
Sta a noi, scagliati nello spazio,
condannati a morire,
rimpiangere la splendida
costanza, e la fedeltà.
 
 
[da La pietra di Osip Mandel’štam, traduzione di Gianfranco Lauretano, Il Saggiatore, 2014]
 
Torna Indietro
Lascia un Commento

Scrivi un commento

Scrivi le tue impressioni e i commenti,
verranno pubblicati il prima possibile!

Ho letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 D. lgs. 30 giugno 2003, n.196

Luigi Oliveto

Luigi Oliveto

Giornalista e scrittore. Luigi Oliveto ha pubblicato i saggi: La grazia del dubbio (1990), La festa difficile (2001), Il paesaggio senese nelle pagine della letteratura (2002), Siena d'Autore. Guida letteraria della città e delle sue terre (2004). Suoi scritti sono compresi nei volumi collettanei: Musica senza schemi per una società nuova (1977), La poesia italiana negli anni Settanta (1980), Discorsi per il Tricolore (1999). Arricchiti con propri contributi critici, ha curato i libri: InCanti di Siena (1988), Di Siena, del Palio e d’altre storie. Biografia e bibliografia degli scritti di Arrigo Pecchioli (1988), Dina Ferri. Quaderno del nulla (1999), la silloge poetica di Arrigo Pecchioli L’amata mia di pietra (2002), Di Siena la canzone. Canti della tradizione popolare senese (2004). Insieme a Carlo Fini, è curatore del libro di Arrigo...

Vai all' Autore

Libri in Catalogo

NEWS

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x