Sherlock Holmes. Il caso Pavlov

Luca Martinelli

29/11/2016

Due anni fa partecipai a un’antologia che aveva scopi benefici. L’obiettivo, pienamente raggiunto, era quello di sostenere un progetto dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Gli scrittori avevano di fronte a sé una sfida difficile: scrivere un racconto giallo che non superasse le 1.800 battute. Una paginetta, insomma. La mia mini-storia aveva per protagonista il mio eroe preferito: Sherlock Holmes. Era un racconto senza pretese, che aveva il solo scopo di rendermi utile con un divertissement. Con lo stesso spirito – il puro divertimento letterario – lo ripropongo qui.
 
Fra i tanti casi risolti da Sherlock Holmes, quello “Pavlov” fu uno dei più bizzarri.  La velocità con la quale smascherò il colpevole fu sbalorditiva, tanto da farne la dimostrazione per eccellenza delle sue qualità logico deduttive.
Era una mattina d'inverno. Holmes scrutava Baker Street dalla finestra.
All'improvviso sussultò: - Clienti, Watson. Ravvivi il fuoco.
Poco dopo entrarono nel salotto una donna elegante e bellissima e un uomo alto e altero che picchiettò a terra la punta del bastone, producendo un rumore stonato.
- Un russo impaziente è potenzialmente pericoloso, tanto più se è un agente dello Zar – osservò Holmes.
- Come diavolo?
- Signor...
- Igor Pavlov.
- Signor Pavlov, il taglio della sua barba è tipico dei russi. Che sia un agente dello Zar, invece, lo deduco dal suo portamento marziale. Ma dica, come posso aiutarvi?
- La qui presente principessa Maleva, affidata alla mia protezione, è stata derubata di documenti molti importanti. Sono stati gli anarchici del circolo Odessa, è sicuro, ma non so dove si nascondano.  Forse lei...
- Sarà semplice – intervenni – i rifugiati politici russi vivono tutti nell'East End.
- Sarà ancora più semplice, Watson – replicò Holmes, - il ladro è qui di fronte a noi.
Pavlov accennò la fuga, ma Holmes fece un balzo e lo bloccò, legandogli le mani con la cintura della vestaglia. Poi afferrò il bastone, svitò il pomello e, sorridendo, ne tirò fuori un rotolo di azioni ferroviarie.
- Ma come l'ha capito? - balbettò la donna.
- Pavlov ha sbagliato a sbattere il bastone a terra. Il suono era quello di una canna cava, che è  un ingegnoso nascondiglio.
- Eppure lo pagavo bene – aggiunse la donna.
- La brama di soldi acceca, principessa – replicò il mio amico.
- Una soluzione sorprendente – commentai.
- No, io direi elementare! - esclamò Holmes.
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Luca Martinelli

Luca Martinelli

Nato a Siena nel 1964, vive a Prato dall’età di quattro anni. Prima cronista sindacale e politico per diverse testate, poi direttore di un settimanale economico locale, oggi lavora in un ufficio stampa istituzionale. A trent’anni la riscoperta di Sherlock Holmes: la particolarità del personaggi, una concezione del mondo e della vita, l’epoca storica in cui si svolgono i fatti lo affascinano al punto che, quando incontra “Uno studio in Holmes”, l’associazione degli scherlockiani italiani, non può che lasciarsi coinvolgere. Sulla rivista dell’associazione, “The Strand Magazine”, di cui oggi è direttore responsabile, ha pubblicato quattro racconti. Il palio di Sherlock Holmes è il suo primo romanzo.

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