Solo per sentirselo dire. Quando è un fantasma a spiegare la vita

Simona Trevisi

29/07/2021

Scrivere un romanzo in cui si parla di sentimenti e relazioni non è affatto semplice. Ci vuole un giusto equilibrio tra romanticismo e disincanto per non incorrere nel rischio di risultare stucchevoli o, al contrario, troppo cinici. E la difficoltà aumenta quando l’identità della voce narrante non coincide con quella dell’autore, per genere, ma anche e soprattutto per esistenza, nel senso letterale del termine. Ebbene Silvia Roncucci, con “Solo per sentirselo dire” (Augh! Edizioni), riesce in questo intento, confermandosi una scrittrice di talento. Racconta lo stato d’animo dei vari protagonisti con uno stile narrativo fluido, costellato di punte di ironia sopraffine, e lo fa dal punto di vista di uno stolto sentimentale, un counselor belloccio e simpatico, purtroppo… estinto, morto all’improvviso in seguito ad un incidente. A Dario, questo il suo nome, viene concesso di rimanere sulla terra, nell’aldiqua, come testimone silenzioso delle esistenze dei suoi affetti: Miriam, Petra, Libera, Serena, Alice. Non può interagire con loro, ma le segue nel loro presente approfittandone per rievocare fatti e vicende che hanno preceduto la disgrazia. Come scrive Murakami “A unire il cuore delle persone non è soltanto la sintonia dei sentimenti. I cuori delle persone vengono uniti ancora più intimamente dalle ferite. Sofferenza con sofferenza. Fragilità con fragilità”. Ecco allora che, inevitabilmente, le loro vite fragili e imperfette finiranno con l’intrecciarsi e tutti i pezzi del puzzle andranno a posto, consentendo al neo-fantasma di andare serenamente nell’aldilà (e pure di raccontarcelo a modo suo). Del resto è proprio Dario a dire che “ci sono cose peggiori che morire di una morte misteriosa, violenta e precoce …”. E sarà sempre lui, pagina dopo pagina, a spiegare cosa ci sia di peggio, invitando il lettore a riflessioni importanti sul senso che ogni rapporto umano acquisisce quando si riesce a far “entrare” l’altro e quando si è capaci di mettersi nei suoi panni per capire cosa prova. A volte costa grandi sacrifici, spesso è molto più facile di quel che si crede. Ma in ogni caso non è mai troppo tardi per appurare le verità di ognuno. Mica per recriminare, solo per sentirselo dire.
 
Torna Indietro
Lascia un Commento

Scrivi un commento

Scrivi le tue impressioni e i commenti,
verranno pubblicati il prima possibile!

Ho letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 D. lgs. 30 giugno 2003, n.196

Simona Trevisi

Simona Trevisi
giornalista, nata a Bergamo, è laureata in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 collabora con la società primamedia per conto della quale gestisce le attività e gli eventi curati da Toscanalibri.it.
 
Vai all' Autore

NEWS

x

Continuando la navigazione o chiudendo questa finestra, accetti l'utilizzo dei cookies.

Questo sito o gli strumenti terzi qui utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetto Cookie Policy
X
x