Tra pittura e bordello. Maurizia Tazartes svela la vera vita di Agostino Tassi

Serena Bedini

09/02/2018

In un’epoca controversa come la nostra in cui si susseguono denunce aperte fatte da donne contro uomini potenti, si svelano silenzi e mezze verità e ancor più si assiste allo scontro tra paura e coraggio, non può non apparire interessante il volume di Maurizia Tazartes, “Tra pittura e bordello. La vera vita di Agostino Tassi” (Polistampa) che ripercorre la turbolenta vita del pittore romano, principalmente noto per essere stato l’autore della violenza alla giovanissima Artemisia Gentileschi, ma, come comprensibilmente avviene in questi casi, non ricordato altrettanto spesso per le indubbie capacità artistiche. Tuttavia il libro non è in nessun modo un tentativo di recuperare il nome del Tassi, cercando di rileggerne la vita in una diversa luce o tentando di scusarlo per gli atti turpi di cui si è reso autore: Maurizia Tazartes non fa sconti. Riporta chiaramente le prove della sua vita dissipata e mostra senza possibilità di dubbio quale sia il suo indiscutibile valore artistico e quanto il pittore fosse apprezzato dai suoi contemporanei per le notevoli capacità tecniche che lo resero tra l’altro maestro di moltissimi praticanti.

Vari sono gli elementi che colpiscono e catturano l’attenzione in questo interessante lavoro: prima fra tutti, come detto, l’idea coraggiosa di riportare la storia della vita dissipata del Tassi, sì brillante pittore, ma anche uomo lascivo, dissoluto, completamente privo di moralità, accusato di incesto verso la cognata, di violenza carnale nei confronti di Artemisia, frequentatore di bordelli e protagonista di molte situazioni fortemente ambigue e violente. Un altro motivo di interesse è lo stile con cui Maurizia Tazartes compone quest’opera: non si tratta in effetti di un saggio bensì di un’autentica narrazione, basata su vicende reali comprovate da stralci di testimonianze autentiche dell’epoca, dei processi in cui il Tassi fu coinvolto e di dati storici. Questo tipo di scelta rende il libro estremamente godibile permettendo a chiunque, appassionati d’arte o semplici curiosi, di essere rapito nella lettura. In questo senso, già l’incipit è significativo: «La sera di quell’autunno romano del 1643 era calda. Il sole stava per sparire all’orizzonte con una luce infuocata. Una luce rossa come quella che aveva visto a Livorno, sul mare, in lontananza, dietro i velieri, le barche e i vascelli. Lui, quella luce simile alla brace l’aveva dipinta negli ultimi suoi quadri. Aveva usato per tutta la vita l’oro, i verdi, gli azzurri, i bruni, una luce fredda che nasceva dalle profondità e dalle brume marine. Ma poi gli era venuta voglia di sperimentare i rossi accesi, come quel tramonto che stava diventando nel suo animo cupo, senza speranza.» (p. 7).

Vi è insomma in questa ricerca approfondita sulla vita del Tassi, non tanto l’intento di redigere un saggio, quanto più il desiderio di restituire alla contemporaneità le vicende di un uomo profondamente dissoluto e insieme geniale nella sua arte e di comprendere le motivazioni che hanno dato origine a uno spirito tanto ribelle. Per farlo, Maurizia Tazartes coniuga le sue capacità e le sue conoscenze di storica e critica d’arte con quelle di scrittrice, riuscendo a dar vita a un binomio perfetto.
 
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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