Frugando nel passato e ricercando in esso, confusi tra le passioni, i semi di quello che poi è diventato “il comunismo italiano”, si può anche sorridere e fare della facile ironia su certe immagini, sui toni e le parole d’ordine usate, soprattutto a livello locale, ma non possiamo negare che dietro tutto ciò vi fossero persone animate da grandi ideali e da una forte passione politica. Ritroviamo accomunate grandi aspirazioni e piccoli bisogni, illusioni e delusioni, speranze e contraddizioni, vittorie e sconfitte ma, in definitiva, una grande volontà di riscatto e di giustizia, una voglia di vivere in un Paese “normale”. Bisogna rifarsi perciò a quel clima politico, alle condizioni di vita e alle speranze di quegli uomini con le relative implicazioni culturali, per cercare di capire come si è formata una “mentalità comunista”, che allora significava anche “concezione del mondo”, “cultura” in senso lato ma, soprattutto, “comportamenti”. Lo studio di quegli anni, da parte di chi ancora si “ostina” a chiamarsi comunista, non vuole essere una riproposizione orgogliosa e retorica né, tantomeno, indulgere in toni nostalgici e in confronti improponibili. Nessuna intenzione di giustificare o di edulcorare circostanze e fatti anche riprovevoli, ma la volontà di approfondire e soprattutto di non dimenticare guardando con distacco “come eravamo” per capire “chi siamo oggi”. In questi ultimi anni, quando il mondo sembra capovolgersi e la storia viene spesso usata come arma politica, si è fatta strada una ricerca di identità attraverso un recupero critico del passato . Le immagini di quell’epoca, unitamente alle testimonianze dei protagonisti, intendono dare un contributo proprio in questa direzione. (Dalla presentazione di Oliviero Diliberto)
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Frugando nel passato e ricercando in esso, confusi tra le passioni, i semi di quello che poi è diventato “il comunismo italiano”, si può anche sorridere e fare della facile ironia su certe immagini, sui toni e le parole d’ordine usate, soprattutto a livello locale, ma non possiamo negare che dietro tutto ciò vi fossero persone animate da grandi ideali e da una forte passione politica. Ritroviamo accomunate grandi aspirazioni e piccoli bisogni, illusioni e delusioni, speranze e contraddizioni, vittorie e sconfitte ma, in definitiva, una grande volontà di riscatto e di giustizia, una voglia di vivere in un Paese “normale”. Bisogna rifarsi perciò a quel clima politico, alle condizioni di vita e alle speranze di quegli uomini con le relative implicazioni culturali, per cercare di capire come si è formata una “mentalità comunista”, che allora significava anche “concezione del mondo”, “cultura” in senso lato ma, soprattutto, “comportamenti”. Lo studio di quegli anni, da parte di chi ancora si “ostina” a chiamarsi comunista, non vuole essere una riproposizione orgogliosa e retorica né, tantomeno, indulgere in toni nostalgici e in confronti improponibili. Nessuna intenzione di giustificare o di edulcorare circostanze e fatti anche riprovevoli, ma la volontà di approfondire e soprattutto di non dimenticare guardando con distacco “come eravamo” per capire “chi siamo oggi”. In questi ultimi anni, quando il mondo sembra capovolgersi e la storia viene spesso usata come arma politica, si è fatta strada una ricerca di identità attraverso un recupero critico del passato . Le immagini di quell’epoca, unitamente alle testimonianze dei protagonisti, intendono dare un contributo proprio in questa direzione. (Dalla presentazione di Oliviero Diliberto)
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