Catalogo della mostra antologica allestita dal 20 giugno al 12 luglio in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, il volume riproduce a colori, suddivise nelle sezioni “Opere su tela” e “Grafica” tutti i lavori esposti. I testi critici sono di Antonio Paolucci (L’Arte di Roberto Panichi) e Stefano De Rosa (Macchine pittoriche e vita silente); completano il libro un’ampia antologia critica e alcuni testi autobiografici e di poetica di Panichi.
“Panichi, oltre che pittore, è uomo di lettere, studioso e critico d’arte. Conosce bene, quindi, il significato delle parole. Sa che il titolo che ha voluto dare alla sua mostra suona come un ossimoro. Da una parte la ‘destrutturazione’ e cioè la caduta delle strutture portanti, lo scheletro delle cose che si scioglie nei suoi elementi compositivi, la riconoscibilità dell’immagine che si sfrangia e si offusca; dall’altra la ‘persistenza’, la lunga durata, l’insopprimibile vitalità della forma. È dunque – il termine ‘persistenza’ – la pervicace affermazione di un principio che contraddice il processo destrutturante. Sull’ossimoro ‘destrutturazione-persistenza’ riposa l’esperienza pittorica di Roberto Panichi. È questo il filo rosso che occorrerà dipanare attraversando i dipinti esposti in Sala d’Armi. Partendo da due considerazioni preliminari. La prima è che l’autore è un uomo straordinariamente colto, nutrito e quasi modellato da una profonda formazione e quotidiana frequentazione storica, letteraria, poetica” (Stefano De Rosa).
22,00 €
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Catalogo della mostra antologica allestita dal 20 giugno al 12 luglio in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, il volume riproduce a colori, suddivise nelle sezioni “Opere su tela” e “Grafica” tutti i lavori esposti. I testi critici sono di Antonio Paolucci (L’Arte di Roberto Panichi) e Stefano De Rosa (Macchine pittoriche e vita silente); completano il libro un’ampia antologia critica e alcuni testi autobiografici e di poetica di Panichi.
“Panichi, oltre che pittore, è uomo di lettere, studioso e critico d’arte. Conosce bene, quindi, il significato delle parole. Sa che il titolo che ha voluto dare alla sua mostra suona come un ossimoro. Da una parte la ‘destrutturazione’ e cioè la caduta delle strutture portanti, lo scheletro delle cose che si scioglie nei suoi elementi compositivi, la riconoscibilità dell’immagine che si sfrangia e si offusca; dall’altra la ‘persistenza’, la lunga durata, l’insopprimibile vitalità della forma. È dunque – il termine ‘persistenza’ – la pervicace affermazione di un principio che contraddice il processo destrutturante. Sull’ossimoro ‘destrutturazione-persistenza’ riposa l’esperienza pittorica di Roberto Panichi. È questo il filo rosso che occorrerà dipanare attraversando i dipinti esposti in Sala d’Armi. Partendo da due considerazioni preliminari. La prima è che l’autore è un uomo straordinariamente colto, nutrito e quasi modellato da una profonda formazione e quotidiana frequentazione storica, letteraria, poetica” (Stefano De Rosa).
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