Tra le fenomenologie delle percezioni primarie va indubbiamente annoverata l’esperienza che vede il soggetto umano auto-rappresentarsi a se stesso in quanto attore-spettatore del confronto tra Io percipiens e oggetto-Mondo percepito. I lavori qui raccolti si rivolgono ad un lettore cui non siano estranee né la sensazione di aver vissuto e di vivere un qualche lancinante riflesso della dialettica antinomica soggetto/Io né la consapevolezza della portata antropologica, esistenziale e culturale immanente all’ambiguo plesso critico di spettacolo/rappresentazione/ immagine né la presenza ingombrante dell’enigma tessuto dal gioco di sovrapposizioni, distinzioni e con-fusioni entro cui svariano i nessi e gli incroci tra realtà sensibile, imaginatio e Vero. Come ogni altra sorta di esegesi, anche l’ermeneutica dei ‘fatti’ teatrali non può prescindere dalla ricerca rigorosa d’un Conoscere in grado di percepire le motivazioni profonde del soggetto e le pretese dell’Io, le doppie significanze – sostanziali e superficiali – di ‘modalità del far(si) evento’ quali immagine, rappresentazione, spettacolo. È in questo senso che le ricerche presentate in questo volume – vòlte ora ad individuare i processi di secolarizzazione impliciti nella struttura dell’agone simbolico eschileo, ora a proporre l’ipotesi di una drammaturgia dell’esperienza dolorosamente fiorita nei primi decenni del secolo scorso, o ancora a de-scrivere la fissione post-performativa di immagine e voce uno schermo televisivo costretto dall’attore-poeta a farsi nuova maschera – possono convergere entro i lineamenti di una fenomenologia della rappresentazione e dello spettacolo.
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Tra le fenomenologie delle percezioni primarie va indubbiamente annoverata l’esperienza che vede il soggetto umano auto-rappresentarsi a se stesso in quanto attore-spettatore del confronto tra Io percipiens e oggetto-Mondo percepito. I lavori qui raccolti si rivolgono ad un lettore cui non siano estranee né la sensazione di aver vissuto e di vivere un qualche lancinante riflesso della dialettica antinomica soggetto/Io né la consapevolezza della portata antropologica, esistenziale e culturale immanente all’ambiguo plesso critico di spettacolo/rappresentazione/ immagine né la presenza ingombrante dell’enigma tessuto dal gioco di sovrapposizioni, distinzioni e con-fusioni entro cui svariano i nessi e gli incroci tra realtà sensibile, imaginatio e Vero. Come ogni altra sorta di esegesi, anche l’ermeneutica dei ‘fatti’ teatrali non può prescindere dalla ricerca rigorosa d’un Conoscere in grado di percepire le motivazioni profonde del soggetto e le pretese dell’Io, le doppie significanze – sostanziali e superficiali – di ‘modalità del far(si) evento’ quali immagine, rappresentazione, spettacolo. È in questo senso che le ricerche presentate in questo volume – vòlte ora ad individuare i processi di secolarizzazione impliciti nella struttura dell’agone simbolico eschileo, ora a proporre l’ipotesi di una drammaturgia dell’esperienza dolorosamente fiorita nei primi decenni del secolo scorso, o ancora a de-scrivere la fissione post-performativa di immagine e voce uno schermo televisivo costretto dall’attore-poeta a farsi nuova maschera – possono convergere entro i lineamenti di una fenomenologia della rappresentazione e dello spettacolo.
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