Sabato 28 giugno inaugura ad Arezzo Marino Marini. In dialogo con l’uomo, l’antologica tra dipinti e sculture a cura di Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi. L’esposizione, prodotta e organizzata dal Comune di Arezzo e dalla Fondazione Guido d’Arezzo è stata progettata dall’associazione culturale Le Nuove Stanze e Magonza.
Dopo la significativa personale di Afro Basaldella, prosegue ad Arezzo l’indagine sul Novecento italiano con un’esauriente monografica di Marino Marini (1901-1980). L’esposizione prevede due percorsi che s’integrano tra loro, il primo alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea con una straordinaria serie di dipinti insieme a gessi e bronzi, il secondo alla Fortezza Medicea con grandi sculture e opere monumentali.
Il progetto, reso possibile dai prestiti provenienti dalle due istituzioni che rappresentano l’artista, il Museo Marino Marini di Firenze e la Fondazione Marino Marini di Pistoia, consente una lettura articolata dell’indagine condotta dal grande scultore, a partire dagli anni Dieci fino ai Sessanta in un percorso che affronta le tematiche principali della sua intensa ricerca (info e ticket fondazioneguidodarezzo.com).
LA MOSTRA
Un aspetto distintivo della mostra alla Galleria Comunale è la stretta relazione con l’antico. In tal senso, va evidenziata la presenza del dipinto Le vergini del 1916 o la Zuffa di Cavalieri del 1927 ca., quest’ultimo messo a disposizione dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che evocano le celebri composizioni di Piero della Francesca custodite all’interno dell’aretina Chiesa di San Francesco.
In mostra, poi, vengono esposte per la prima volta, accanto ad alcune sculture arcaiche di Marino, le sculture ellenistiche in terracotta rinvenute durante gli scavi della Catona ad Arezzo (che l’artista vide pubblicate nel 1920 sulla rivista “Dedalo”, tra le più importanti pubblicazioni di critica d’arte dell’epoca, diretta da Ugo Ojetti) provenienti dal Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate.
Nei suggestivi ambienti della Fortezza Medicea lo spettatore può ammirare la produzione monumentale di Marino dove spiccano le Pomone, le Danzatrici, i Giocolieri e naturalmente i Cavalieri con il grande Cavaliere del 1949-50, un’opera ieratica di intensa potenza espressiva. Particolarmente emblematico è anche Miracolo del 1952 dove «l’idea parte fino a distruggersi» e «la scultura vuole andare in cielo, vuole bucare la crosta terrestre o vuole addirittura andare nella stratosfera», come scrive Marino.
La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Magonza con saggi dei curatori Alberto Fiz e Moira Chiavarini e dei testi critici di Luca Pietro Nicoletti e Giovanni Curatola. Le immagini dell’allestimento sono realizzate da Michele Alberto Sereni.