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Le vergini_1916_olio su tavola 69x59,5 cm_Courtesy Museo Marino Marini, Firenze

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Marino Marini, in dialogo con l’uomo. Al via mostra antologica con oltre 100 opere

Arezzo

04/07/2025

Venerdì 4 luglio inaugura ad Arezzo Marino Marini. In dialogo con l’uomo, l’antologica con oltre 100 opere tra dipinti e sculture a cura di Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi. L’esposizione (rimane aperta sino al 2 novembre), prodotta e organizzata dal Comune di Arezzo e dalla Fondazione Guido d’Arezzo è stata progettata dall’associazione culturale Le Nuove Stanze e Magonza.

Dopo la significativa personale di Afro Basaldella, prosegue ad Arezzo l’indagine sul Novecento italiano con un’esauriente monografica di Marino Marini (1901-1980). L’esposizione prevede due percorsi che si integrano tra loro, il primo alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea con una straordinaria serie di dipinti insieme a gessi e bronzi, il secondo alla Fortezza Medicea con grandi sculture e opere monumentali.

Il progetto, reso possibile dai prestiti provenienti dalle due istituzioni che rappresentano l’artista, il Museo Marino Marini di Firenze e la Fondazione Marino Marini di Pistoia, consente una lettura articolata dell’indagine condotta dal grande artista, a partire dagli anni Dieci fino ai Sessanta in un percorso che affronta le tematiche principali della sua intensa ricerca. Main sponsor Estra, sponsor tecnico DUAL Italia, Insurance Advisor dott. Flavio Buonagurelli broker assicurativo (info fondazioneguidodarezzo.com).

LA MOSTRA

Un aspetto distintivo della mostra alla Galleria Comunale è la stretta relazione con l’antico. La Galleria infatti si situa di fianco alla Chiesa di San Francesco, che custodisce il ciclo di affreschi delle Storie della Vera Croce di Piero della Francesca, ed è significativo sottolineare i rapporti tra le figure rappresentate da Marino e quelle del grande artista rinascimentale. In tal senso, va evidenziata la presenza del dipinto Le vergini del 1916 e la Zuffa di Cavalieri del 1927 ca., quest’ultimo messo a disposizione dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che evocano le celebri composizioni di Piero della Francesca all’interno dell’attigua Cappella Bacci.

In mostra, poi, vengono esposte per la prima volta, accanto ad alcune sculture arcaiche di Marino, le sculture ellenistiche in terracotta rinvenute durante gli scavi della Catona ad Arezzo (che l’artista vide pubblicate nel 1920 sulla rivista “Dedalo”, tra le più importanti pubblicazioni di critica d’arte dell’epoca, diretta da Ugo Ojetti) provenienti dal Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate.

Ad Arezzo il linguaggio di Marino Marini viene approfondito nelle sue fasi salienti, dall’elaborazione di forme e figure mitiche e armoniose, al passaggio verso una crescente tensione stilistica e formale. Il progetto alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea prevede un’organizzazione tematica, dove pittura e scultura sviluppano una relazione dialettica.

Come avviene per esempio con l’accostamento tra Studio per Miracolo, un capolavoro plastico del 1953-54 e Orfeo, un dipinto del 1956 che sviluppa una medesima matrice lirica e poetica. Ma la componente bidimensionale e quella tridimensionale trovano una serie di convergenze nella sala dedicata ai Gridi, così come in quella delle Pomone, un soggetto che Marino ha definito come “la prima vera forma mia. Quei nudi rigogliosi sono nati dal confronto tra ciò che portavo dentro come un seme della mia naturale cultura e ciò che ho potuto vedere fuori di casa”.

Accanto al teatro, dove spicca Il giocoliere, bronzo del 1939, un altro specifico ambito di ricerca è dedicato al ritratto. Marino ne ha realizzati poco meno di 150 e si possono leggere emblematicamente come princìpi intorno ai quali si sviluppa l’indagine sull’uomo. Tra le opere esposte in mostra spiccano gli omaggi agli artisti tra cui Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Germaine Richier, Marc Chagall e Jean Arp, collocati accanto a quello di Igor Stravinskij, del suo mercante Curt Valentin e di Marina, sua musa e compagna di vita.

Nei suggestivi ambienti della Fortezza Medicea lo spettatore può inoltre ammirare la produzione monumentale di Marino dove spiccano le Pomone, le Danzatrici, i Giocolieri e naturalmente i Cavalieri con il grande Cavaliere del 1949-50, un’opera ieratica di intensa potenza espressiva. Insieme ai Cavalieri, esempi insuperati di un’indagine dove si scontrano forze opposte, destinate a dare vita a un unico corpo magmatico, la mostra presenta i Miracoli dove l’equilibrio perfetto creato in precedenza dall’artista si sfalda. In questo caso appare particolarmente emblematico Miracolo un’imponente scultura in bronzo del 1952 dove «l’idea parte fino a distruggersi» e «la scultura vuole andare in cielo, vuole bucare la crosta terrestre o vuole addirittura andare nella stratosfera», come scrive Marino. 

La mostra evidenzia dunque la componente generativa di un’indagine che va all’origine della forma, laddove «nessuna memoria è perduta, ma ogni tempo è recuperato nell’appello di un sentimento partecipe alla vitalità del divenire umano», secondo quanto ha affermato Umbro Apollonio. Ma è probabilmente con la rottura della geometria e con la creazione di forme libere e irregolari, del tutto autonome dal soggetto, che Marino raggiunge l’apice della sua ricerca, in un percorso capace di incidere profondamente nel linguaggio contemporaneo.

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