Il Chianti dalla A alla Z. Enrico Fiori racconta la storia di un territorio e del suo vino

Firenze il 02/12/2019 - Redazione
A come “accento”: quello inconfondibile, che fa riconoscere i toscani in ogni dove. B come “bistecca”, uno dei piatti più famosi della zona, ottima specialmente se accompagnata da un buon Chianti (ed ecco la C). Vino, paesaggio, storia e cultura di un territorio incantevole, raccontato per parole chiave: questo è “Il Chianti dalla A alla Z” (Sarnus), il dizionario firmato da Enrico Fiori in uscita oggi.

Il libro - In questo pezzo di Toscana compreso tra Firenze e Siena si incontrano tanti elementi: distese rigogliose di viti e olivi, imponenti castelli e graziosi borghi, antiche badie e fitte boscaglie, pittoreschi casolari circondati da eleganti cipressi. Enrico Fiori, anche se originario della Valtiberina, è da sempre un amante di questi luoghi, che ha percorso più volte in lungo e in largo, tanto da definirsi un “chiantigianista”. Ispirato dalla lettura di Provenza dalla A alla Z, affascinante opera dello scrittore inglese Peter Mayle, ha deciso di condensare in un libro la storia, l’arte, il folklore del Chianti, per permetterci di respirare l’atmosfera inconfondibile che lì si respira. Nel proporre il suo originale alfabeto chiantigiano, ha seguito un criterio personale: “ho trattato argomenti che mi hanno interessato o divertito, o che ancora presentano aspetti sconosciuti”. Anche per questo il libro è ricco di aneddoti curiosi o stuzzicanti: cosa c’entra Michelangelo con il Chianti? E la Gioconda? Come si prepara la ribollita? Chi era il Barone di Ferro, e perché questo soprannome? I cantuccini vanno inzuppati nel Vinsanto? E, a questo proposito, si scrive “Vinsanto” o “Vin Santo”? Nel rispondere a tutte queste domande, l’autore ha offerto una panoramica ampia e variegata di una regione, dando vita a un volume che è un po’ glossario e un po’ guida turistica, sconfinando spesso nella storia locale e nell’enogastronomia. Un vero e proprio zibaldone, che non è soltanto il risultato di tante peregrinazioni per borghi, selve, chiese e manieri, ma anche di attente ricerche e lunghe chiacchierate con la gente del posto, per far emergere quel patrimonio infinito di storie di paese, piccole leggende e dicerie più o meno bizzarre che difficilmente si trovano nei libri o sul web.
 
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