Torna anche nel 2023 la rubrica di Toscanalibri curata da Duccio Rossi "Perchè leggere i classici": un ciclo di interviste a docenti universitari, dottori di ricerca, filosofi, scrittori e poeti sul valore dei grandi pensatori latini, greci e non solo. Ma anche un modo per confrontarci con quel passato remoto che, in quanto classico, si sovrappone spesso con il nostro presente. In questa intervista, la dottoressa Mahzad Sheikholislami illustra la complessità, ma anche la bellezza, del lavoro di traduzione della Divina Commedia in lingua persiana quando, ovviamente, nel processo di traduzione, l’universo culturale di partenza (la cultura medievale europea all’epoca di Dante) risulta essere molto diverso e distante dall’universo culturale di arrivo (la cultura iraniana ed islamica a noi contemporanea).

“Trasmettere la struttura del cosmo dantesco, cioè le origini della topografia dell’Inferno e il suo ordinamento morale, i criteri della distinzione delle varie categorie di dannati e le numerose allusioni ai personaggi e agli avvenimenti sconosciuti al lettore persiano, rende la traduzione di questo capolavoro un’impresa ardua e rischiosa. Il nostro traduttore più celebre, Šojāeddin Šafā, per superare questi ostacoli ricorre a densi capitoli introduttivi, esaurienti note a piè di pagina ed efficaci riassunti che precedono la traduzione di ogni canto”.

La dottoressa Mahzad Sheikholislami è docente all’Università di Teheran, dove insegna Critica letteraria, Linguistica generale, Lingua e Grammatica italiana, Storia e teoria della traduzione, Traduzione dei testi letterari e Composizione. Mahzad Sheikholislami è inoltre autrice dell’articolo dal titolo “La traduzione persiana dell’Inferno di Dante: un’analisi linguistica”, pubblicato in “LUMINA - Rivista di Linguistica storica e di Letteratura comparata”, Aracne Editrice (2018).