“Non fatevi infinocchiare!”, alla scoperta della Valdisieve sulle tracce del Bardiccio

Pontassieve il 08/09/2016 - Redazione
Se non conoscete il bardiccio, non sapete cosa vi perdete. Questo in sintesi il messaggio di Alessandro Sarti, che al salume più famoso della Valdisieve ha dedicato un intero libro, “Il Bardiccio!” (Edizioni Polistampa), che sarà presentato in anteprima domenica 11 settembre alle 17.00 nella Piazza del Comune di Pontassieve (Firenze) nell’ambito della manifestazione Cookstock 2016. All’evento, condotto dal critico gastronomico Leonardo Romanelli, parteciperanno ospiti d’eccezione tra cui Luciano Artusi, studioso di tradizioni fiorentine e toscane; Matilde Paoli, ricercatrice dell’Accademia della Crusca; Stefano Frassineti, chef ideatore dell’“Anno Internazionale del Bardiccio”; e Paolo Bacciotti, presidente della Fondazione Tommasino Bacciotti Onlus. Saranno presenti l’autore e l’editore Mauro Pagliai.
 
L’autore - Sarti è nato e vive a Pontassieve, dove è stato a lungo assessore alla Cultura. Dopo aver curato eventi artistici in Italia e all’estero, negli ultimi anni ha firmato due libri di successo: Intervenite numerosi! (2013) e “Che musica, maestro!” (2014), piccoli grandi amarcord in cui fa rivivere la Valdisieve tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Anche l’ultimo lavoro nasce dall’incondizionato amore per la sua terra, ma l’obiettivo si sposta sulle tradizioni gastronomiche.
 
Il volume - Il bardiccio, tipico insaccato realizzato con gli ultimi scarti del maiale e speziato con finocchio selvatico, diventa protagonista di un’incursione nella storia e nel folklore locale, alla scoperta di quella cucina “povera” negli ingredienti ma testimonianza di un’antica sapienza contadina che il lettore apprezzerà pagina dopo pagina. Il bardiccio è uno solo (“Non fatevi infinocchiare”, ammonisce Bobo nella copertina firmata da Sergio Staino, scherzando sull’ingrediente principe) ma di cose da dire ce ne sono molte e il libro scorre alternando racconti e interviste, immagini d’epoca e naturalmente ricette ad hoc pensate da chef titolati, che collocano il celebre insaccato al centro di primi, secondi piatti e perfino dessert. Tra un ricordo e un aneddoto, spiccano le illustrazioni di Giovanni Maranghi e un’accurata ricerca lessicale di Matilde Paoli, che attribuisce alla salsiccia un ricco pedigree. “Il bardiccio”, spiega la studiosa, “ci racconta una storia molto ‘saporita’, fatta di tradizioni locali, ma anche di contatti fra popolazioni, ci parla di gente che vive duramente, che si sposta e si incontra, che è capace di scambiare esperienze con l’altro, anche quando viene da lontano. Una pietanza nata povera, viva in un’area circoscritta ma capace, a saper guardare, di aprire la mente, oltre che lo stomaco, a ciò che c’è fuori dai nostri confini”.
 
 
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