“Poesie”, alla libreria Palomarina il 19 settembre un incontro dedicato ad Arthur Rimbaud

Marina Di Grosseto il 16/09/2016 - Redazione
Appuntamento con la poesia alla libreria Palomarina di Marina di Grosseto (Lungomare Leopoldo di Lorena). Lunedì 19 settembre alle ore 21.30 Nino Muzzi presenta, insieme a Valerio Fusi, il volume da lui curato “Poesie” di Arthur Rimbaud, poeta maledetto francese.

La poetica - Per tutto il tempo in cui Rimbaud è stato “costretto” in uno spazio sociale, a qualsiasi livello fosse, ha cercato di reagire sporcandolo di escrementi, come un prigioniero in un carcere che per indisciplina lo riempie di deiezioni, consapevole che lui sarà l’ultimo ad esserne disturbato.
Fuori di metafora, ma non poi tanto, se si presta orecchio alle varie dicerie più o meno veritiere dei suoi contemporanei, Rimbaud ha sempre reagito agli spazi chiusi, socialmente definiti, cercando d’infrangerne le regole. Non vi è mai riuscito e ne è sempre fuggito da sconfitto.

Il poeta - Arthur Rimbaud (1854-1891) fece a pezzi tutte le convenzioni sociali e letterarie di un'epoca ricca di fervore culturale e rivolgimenti politici. Anima irrequieta e sovversiva, attraversò come una meteora decadentismo, simbolismo, surrealismo, contribuendo a produrne le espressioni più nobili e rivoluzionarie. Scrisse poesie dai 15 ai 19 anni, denigrò il perbenismo del suo paese natale, scappò di casa, attaccò Stato e istituzioni, irruppe nel mondo artistico del tempo in un impeto distruttivo: indignò la borghesia, sbeffeggiò la religione, sconfessò la morale, instaurò una relazione scandalosa col poeta Verlaine, finì in carcere, ripudiò i canoni formali della poesia, partecipò forse alla Comune parigina, vagabondò per mezza Europa e teorizzò la funzione sociale del «poeta veggente». All'improvviso abbandonò la letteratura e gli ideali di «cambiare la vita» rinnegandoli per sempre. Continuò tuttavia a viaggiare approdando alfine in Africa, dove si diede al commercio di armi, pellami e spezie. Colpito a un tumore al ginocchio destro, a 37 anni fu costretto a tornare in patria dove gli venne amputata la gamba: morì poco dopo a causa dello stato avanzato del male. Da quel momento nacque la leggenda. Sconosciuto ai più, noto soltanto a ristrette élite di intellettuali, la fama di Rimbaud prese ad ingigantirsi a dismisura in una marcia travolgente che arriva fino ai giorni nostri influenzando scrittori, musicisti, artisti. Mistico allo stato selvaggio (Paul Claudel), primo poeta di una civiltà non ancora nata (René Char), Rimbaud ha incendiato una a una tutte le generazioni e quei gruppi politici e movimenti artistici che autoproclamandosi gli autentici depositari del suo «messaggio» non hanno esitato a contendersi un'eredità spirituale mai tanto ambita. Agli albori del terzo millennio l'astro di Arthur Rimbaud continua ad avvampare imperioso, tuonando furiosamente, non scalfito dalla patina del tempo, monito e speranza per chi ancora è in cerca di una inimmaginabile alternativa.
 
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