Realismo magico. Nel saggio di Maurizia Tazartes l’arte di Caroselli tra naturalismo e stregoneria

Firenze il 04/03/2024 - Redazione
Genio e sregolatezza: il binomio perfetto se ci riferiamo a Caravaggio e a quegli artisti che, sulla sua scia, influenzarono profondamente il Seicento italiano e, in definitiva, la storia dell’arte. Come Angelo Caroselli (Roma, 1585-1652), spesso messo in ombra dalla critica, eppure protagonista di quella scena romana tumultuosa, segnata da un sorprendente fermento artistico così come da lati oscuri ed episodi di cronaca nera degni di un grande “romanzo criminale”. Il nuovo saggio di Maurizia Tazartes, intitolato "Angelo Caroselli e compagni di strada" (Mauro Pagliai), rende omaggio a questo artista inquadrandone l’opera nel contesto storico attraverso un attento scavo documentario.

Tazartes, storica d’arte, autrice di importanti monografie – tra cui quelle dedicate a Vermeer (Mondadori, 2008) e Hokusai (Skira, 2016) – torna ad occuparsi dei caravaggeschi dopo i suoi lavori su Orazio Gentileschi (Pagliai, 2016) e Agostino Tassi (Pagliai, 2017). “Caroselli”, spiega, “è uno di quei pittori poveri ed estrosi, straordinari e innovativi, che dai modelli di Caravaggio passano a nuovi linguaggi”. La sua esperienza artistica inizia col lavoro di copista nella bottega del padre rigattiere. Siamo a Campo Marzio, un quartiere caotico e rissoso, un “tridente” di vie in cui palazzi signorili e tuguri respirano la stessa maleodorante aria. Dove si consumano agguati e tradimenti, e dove fa capolino perfino la magia nera: le Vanitas dipinte da Caroselli, allegorie incentrate sulla vanità dei fatti umani, si rifanno a un mondo in cui indovine e maghe ricevono i clienti nelle loro abiette dimore, e negromanti evocano i morti con i loro artifici. Ma nelle stesse strade, ad esempio, opera anche la comunità dei Bentvueghels, paesaggisti tedeschi e olandesi irruenti, spregiudicati, geniali che, tra bettole e gozzoviglie, si confrontano con il naturalismo di Michelangelo Merisi. Personalità enigmatica e complessa, molto abile nel restauro e nelle copie di dipinti, Caroselli riesce a far crescere la bottega di pittura e a lasciare un’importante quantità di opere, molte ancora sparse sul mercato e ancora in attesa di una sistemazione cronologica. Il suo talento lo porterà a Firenze, alla corte del granduca Cosimo II de’ Medici, e successivamente a Napoli, dove lavorerà per aristocratici, mercanti, borghesi, e ordini religiosi. A differenza di tanti suoi “compagni di strada”, finiti uccisi o travolti dalle tragedie familiari, Angelo riuscirà alla fine a far fronte a infortuni e dispiaceri e dedicarsi a un’esistenza relativamente tranquilla: abbandonati gli amori fugaci, convolato in seconde nozze nel 1642, si spegnerà una decina d’anni dopo nel suo letto romano. La sua eredità saranno i figli – di cui uno artista di talento – ma soprattutto una serie di dipinti dove il realismo si intreccia spesso con le note inquietanti della magia.
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