Sangue di famiglia. Incontro con Maurizio Sessa Gabinetto Vieusseux il 16 maggio

Firenze il 09/05/2023 - Redazione
Una vicenda su cui si può tornare a puntare i riflettori grazie al ritrovamento di due lettere inedite di Edda da Capri nell’immediato dopoguerra all’avvocato ebreo Eucardio Momigliano, in cui la figlia di Mussolini chiede un parere legale su eventuali diritti riguardanti documenti riservati del marito, la cui pubblicazione veniva annunciata nell’estate del 1947 da parte del maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Carte che, dopo molteplici vicissitudini, Edda aveva affidato a un amico medico della clinica di Ramiola (Parma), poi costretto a consegnarle alle SS.

Una “scheggia” di passato da cui Maurizio Sessa, nel libro “Sangue di famiglia” (Edizioni Medicea Firenze), parte per ripercorrere una vicenda incredibile, quella di Edda, che nel corso di quattordici mesi perse prima il marito Galeazzo Ciano, ex ministro degli Esteri fucilato a Verona l’11 gennaio 1944 da miliziani della Repubblica Sociale Italiana sotto la “regia” di ufficiali tedeschi delle SS; e poi, dopo essersi rifugiata in Svizzera, aveva appreso che il padre era stato fucilato dai partigiani e poi “esposto” a Piazzale Loreto a Milano il 29 aprile 1945. Di questo si parlerà in occasione della presentazione del volume, in programma martedì 16 maggio alle ore 17 nella Sala Ferri di Palazzo Strozzi a Firenze, sede del Gabinetto Vieusseux. Oltre all’autore intervengono Riccardo Nencini e Cosimo Ceccuti.

Il volume - Edda Ciano Mussolini, fascista in tutto e per tutto, sfidò la morale del regime che voleva la donna “angelo del focolare”, massaia, madre e moglie esemplare. Un’“ambasciatrice” del fascismo nel mondo sicuramente sui generis, tanto da meritare una prestigiosa vetrina come la cover del settimanale americano Time, nel 1939. E nei giorni che precedettero la condanna a morte del marito ormai abbandonato da tutti, quasi inaspettatamente, parole sue, Galeazzo, soprannominato “Gallo” da Edda, ebbe al suo fianco una sola persona: la sua “Deda”, sua moglie, nonostante si vociferasse che ormai vivessero da anni separati in casa. Edda invece si batté come una leonessa ferita non esitando un istante a schierarsi contro il padre, l’uomo che non riuscì – o non volle – firmare le domande di grazia presentate dai cinque condannati a morte a Verona.

Una vedova e un’orfana che per cinquant’anni convisse, giorno dopo giorno, con i “fantasmi” del marito e del padre, fino alla morte sopraggiunta a Roma nel 1995. Il racconto di una donna tradita da tutti e da tutto, ingannata dalla storia e, forse, da sé stessa. Una personalità anticonformista che, al di là delle opinioni che può suscitare, affrontò un destino che non ha precedenti nella storia di tutti i tempi. La tragedia delle sue due famiglie che confluì nel dramma di una Nazione gettata nell’occhio del ciclone della Seconda guerra mondiale.

Il libro di Sessa rappresenta anche un’occasione per riaprire il dibattito sul famoso “Diario” di Galeazzo Ciano, fonte documentaria considerata primaria dallo storico Renzo De Felice, che ha provocato e tuttora continua a suscitare aspre e inconciliabili polemiche. L’autore tuttavia non intende né condannare né assolvere nessuno, né fare di Ciano un antifascista in pectore – cosa che non fu mai – o un “santino”, bensì offrire un’immagine a tutto tondo di un personaggio che rimarrà probabilmente discusso e discutibile. Oltre che sul controverso “Diario”, la storiografia continua infatti a dividersi sul giudizio da formulare sul personaggio, sull’uomo, sul “genero di regime” Galeazzo Ciano, capro espiatorio di una tragedia di cui fu sicuramente corresponsabile ma certo non massimo artefice. Edda e Galeazzo, disuniti nella vita, si ritrovarono nell’ultima fatale tappa del loro drammatico viaggio attraverso il fascismo.
 
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