13/10/2008
"Non sarei nemmeno dovuto nascere: durante il parto, quel pomeriggio del 2 settembre 1918, mia madre ebbe una violentissima emorragia. Mi tirarono fuori, annegato nel sangue. Non davo segni di vita e perciò mi buttarono su di un tavolino lì vicino e si diedero da fare per tamponare mia mamma che rischiava di morire dissanguata. Qualche minuto dopo, la zia Giulia (zia dei fratelli miei) entrò nella stanza, vide i medici affaccendati attorno a mia mamma e vide quel pezzetto di carne buttato lì sul tavolino. Mi sollevò: non fiatavo, ero cianotico. Allora con la testa giù, mi diede alcune pacche sulla schiena. Rigurgitai un grumo di sangue e cominciai a respirare e a piangere. Caso? Disegno della Provvidenza? Io, la risposta ce l'ho. E voi?
Mio padre aveva sposato mia madre per mantenere la promessa, (fatta al suo socio e amico Jean Emmanuel, primo marito di mia mamma) di prendere cura di lei e dei figli quando lui, Jean, sarebbe morto. Sapeva di essere condannato a morire giovane, di TBC. Egli morì nell'agosto del 1914, in circostanze avventurose e drammatiche. Era direttore del più grande giornale di mio padre, la "Bourse Egyptienne" e benché‚ di nazionalità greca, godeva di un lasciapassare francese, per meriti giornalistici. Quando viaggiava, il che capitava spesso, usava quel lasciapassare, più prestigioso del passaporto greco. Va comunque ricordato che a quei tempi il passaporto non era indispensabile per viaggiare. Comunque, quell'anno lì portò la famiglia in Europa per l'estate, come facevano tutti gli Egiziani abbienti: lasciò moglie e figli in Svizzera, vicino a Basilea credo, e lui se ne andò a prendere le acque curative di Baden-Baden in Germania. Mentre stava lì, scoppiò la prima guerra mondiale: egli, essendo cittadino greco, se ne stette tranquillo, perché‚ la Grecia non era ancora coinvolta nelle ostilità. Ma la Polizia tedesca, nel controllare gli ospiti degli alberghi, trovò che egli aveva usato il suo lasciapassare francese. Da lì all'accusarlo di essere una spia, il passo era breve; in men che si dica, Jean Emmanuel fu rinchiuso in un campo di concentramento. A niente valsero le sue spiegazioni, le sue proposte. Anzi, peggiorarono la sua situazione. Vistosi perduto, egli tentò il tutto per tutto. Scappò dal campo, camminò per tre giorni e riuscì a passare la frontiera svizzera e a raggiungere la famiglia. Purtroppo, provato dalle emozioni e dalle fatiche, il suo cuore cedette". […]
leggi anche: Resistenza: Memorie di un eroe e fatti poco noti
Nei prossimi mesi sarà pubblicato il diario postumo di Henry Boutigny (nato a Il Cairo nel 1918) cittadino britannico che conobbe la borghesia europea e mediterranea viaggiando tra Grecia, Francia e Italia dove arrivò a Siena durante la liberazione del 1945 e qui vi si stabilì.
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