Encomio del vino, un trattato di enologia ante litteram

Serena Bedini

09/03/2020

Michele Psello, intellettuale vissuto alla corte di Bisanzio tra il 1018 e il 1078 (1096), fu un autore fecondo che, ancora oggi, stupisce per la grande originalità e la modernità dei suoi contributi. Olschki ha recentemente pubblicato per la prima volta la versione dell’Encomio del vino, scritto con molta probabilità come divertissement, allo scopo di riposarsi dall’assiduo impegno dedicato a materie assai complesse quali la filosofia, la matematica, la medicina, il diritto e la pedagogia. Riprendendo dunque lo stile del genere encomiastico, tipico della cultura classico, Psello compose questo elogio alla bevanda per porre in risalto il tema enologico e allo stesso tempo per ospitare all’interno della sua vasta produzione un tema che, sia pure minore, è trattato con la leggerezza che ben si addice all’oggetto dell’encomio e con l’eleganza formale e stilistica che solo un grande autore può dimostrare anche nelle opere minori. «In pace è un contributo, in guerra un alleato; niente senza il vino, né feste nuziali, né banchetti, né conviti, né divertimenti, né svaghi. Ciò infatti che è il sale per i cibi il vino lo è per il sale stesso e per gli altri alimenti. Il vino rallegra il cuore, incita alla gratitudine, muove al canto, genera commozione e richiama le lacrime che rendono propizio Dio, fornisce opportunità anche con i nemici. Un uomo infatti saziato di vino e di cibo, dice il poema, combatte tutto il giorno, vince senza alcun dubbio gli avversari e alza il trofeo.» (p. 17). Denso di rimandi colti e di citazioni, questo testo è un’autentica perla e, come spiega nell’introduzione il curatore e traduttore del volume, Lucio Coco, la sua composizione è indicativamente da riferirsi all’epoca del rientro di Psello a Costantinopoli, dopo aver lavorato nelle provincie come giudice e prima di lasciare l’incarico di professore alla Magnaura per recarsi in ritiro provvisorio nel monastero dell’Olimpo in Bitinia (1054). Da notare il fatto che Psello elenchi le proprietà terapeutiche del vino e mostri come un uso sobrio, misurato della bevanda non possa che avere effetti positivi sulla salute e sull’umore: del resto, ci ricorda, è il primo dono che Dio fece agli uomini dopo il diluvio.
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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