Epistolari femminili come chiave di lettura originale per capire il passato

Marialuisa Bianchi

23/11/2022

In questo articolo non proporrò la recensione di un libro ma qualcosa di speciale, un viaggio attraverso le lettere che le donne si sono inviate o hanno inviato agli uomini nei secoli. Un percorso a cura di Daniela Fattori tra gli epistolari femminili conservati all’Archivio di Stato di Firenze. Testo della scrittrice Maria letizia Grossi.
 
Gli epistolari femminili rappresentano una delle forme di espressione più praticata dalle donne dei secoli scorsi, che ci permette di gettare uno sguardo sulla quotidianità, le relazioni familiari e amicali, le emozioni, ma anche sulla società e la storia dell’epoca, osservate in modo diverso, meno ufficiale e accademico rispetto alle pagine scritte dagli uomini. Questi epistolari sono dunque una fonte storica assolutamente originale, altrettanto notevoli dal punto di vista grafico e linguistico, soprattutto riguardo al lessico. La raccolta di lettere di donne nell’ASF è corposa e importante.
 
Il primo epistolario che incontriamo è quello di Alessandra Macinghi Strozzi. Le lettere sono state scritte intorno alla metà del Quattrocento ai figli in esilio, Filippo e Lorenzo. Sono di estremo interesse da un punto di vista storico perché Alessandra racconta le vicende di Firenze, sia dal punto di vista linguistico: il fiorentino dell’epoca, usato con un lessico vivace e familiare. La scrittura, che mostra il passaggio dalla minuscola gotica a una grafia più moderna, è ordinatissima e rivela un’istruzione elevata, certamente presso un convento, infatti è troppo elegante per derivare da un apprendimento in ambito mercantile. È il primo epistolario di una laica in volgare italiano. Spesso le lettere accompagnavano regali alimentari, come frutta e il locale formaggio marzolino. Vi sono molti riferimenti intimi e domestici, affettuosi, come le raccomandazioni a Filippo a proposito del giovanissimo ultimo figlio Matteo, quando fu mandato a Napoli per lavorare al banco di famiglia, ad esempio di non picchiarlo e di essere gentile con lui. Ci sono tracce del progetto, voluto da lei e portato a termine da Filippo, del bellissimo Palazzo Strozzi.
 
Molto ricco l’epistolario di Eleonora di Toledo, duchessa e poi granduchessa, stilato alla metà del Cinquecento. Molte le lettere inviate al marito Cosimo I dei Medici. Quando Cosimo era lontano per motivi politici, era Eleonora a occuparsi del governo, quindi alcune lettere riguardano la politica italiana e sono dunque di particolare interesse storico. La granduchessa era molto più ricca del marito, a cui prestava danaro; nelle lettere parla dei suoi affari, sia nei vasti possedimenti agricoli, da cui ricavava i cibi spediti al marito lontano, tra cui sempre il molto apprezzato marzolino, sia nell’industria della lana. Cosimo e la bella ed elegantissima Eleonora vissero un matrimonio d’amore, nelle lettere vi sono molte frasi appassionate e l’espressione esplicita di quanto lei sentisse la mancanza dello sposo. Vi si trovano poi riferimenti affettuosi all’intimità familiare, ad esempio Eleonora comunica a Cosimo che il figlioletto primogenito ha messo il primo dentino. Il carteggio è in buona parte deteriorato a causa di un antico, improvvido restauro. Le lettere del Granduca Ferdinando II di Toscana e di Vittoria della Rovere alla Contessa Costanza della Gherardesca, scritte intorno alla metà del Seicento, offrono uno spiraglio sugli aspetti intimi della vita di corte. In una lettera a Costanza, Ferdinando la scusa per non essere stata presente, per motivi di salute, al parto della Granduchessa, un evento vissuto in pubblico tra le dame della corte.   
 
Interessantissimo il libro settecentesco di suor Maddalena del convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze, un trattato di fisica, ispirato ai grandi fisici dell’epoca, scritto in modo molto vivace. La suora era in contatto col Cenacolo bolognese del cardinale Prospero Lambertini (poi papa Benedetto XIV), che puntava molto sulla valorizzazione dei talenti scientifici delle donne e di cui fece parte la fisica Laura Bassi, una delle prime donne laureate in Italia e tra le prime in Europa ad ottenere una cattedra universitaria.  
 
Il fondo Giaconi contiene un ricco epistolario, risalente alla seconda metà del Settecento, tra una madre, Luisa Giaconi, dama di camera di Carolina di Sassonia, prima moglie del granduca Pietro Leopoldo, e la figlia Eleonora Giaconi Guccerelli. Mentre la madre comunica notizie sulla corte e sulla salute malferma di Carolina, la ragazza racconta le sue esperienze di giovane sposa e le emozioni, quasi incredule, per la prima gravidanza. Un epistolario molto affettuoso, in cui la figlia alterna il tu e il lei verso la madre, che le dà consigli su come comportarsi da moglie e neo mamma.    
 
Il carteggio di Maddalena Frescobaldi Capponi, risalente ai primi decenni dell’Ottocento, in parte indirizzato al figlio Gino Capponi, ci mostra una donna determinata, aperta, anche se molto religiosa. Fu legata alla Compagnia di Gesù e lavorò come volontaria nell’ospedale di San Bonifazio, soprattutto nel reparto delle malattie dermatologiche, tra cui la sifilide, più diffuse dopo l’arrivo dei Francesi a Firenze. Tra l’altro lei rimase da sola a gestire il palazzo di famiglia, in parte occupato dalle truppe francesi, mentre i familiari si erano rifugiati a Vienna.
 
Il fondo intitolato alla contessa d’Albany, cioè la principessa Louise di Stolberg-Gedern, comprende lettere inviate ad amici di tutta Europa, frequentatori dei suoi salotti letterari a Roma, Parigi e infine a Firenze, e l’inventario dei suoi molti beni, redatto alla sua morte nel 1824. Moglie del pretendente ai troni di Inghilterra e Scozia, Carlo Edoardo Stuart, conte d’Albany, fu amante e convivente di Vittorio Alfieri. La sua ultima abitazione fu il palazzo Gianfigliazzi sul lungarno a Firenze. Nella città aveva vissuto dal 1774 al 1780 col marito, poi, dopo la morte del Pretendente, dal 1792 al 1824. Qui tenne il più elegante salotto letterario d’Europa, frequentato da tutti i letterati e gli artisti illustri.
 
Una importante scienziata fu Marianna Panciatichi Paolucci, figlia del creatore e proprietario del castello di Sammezzano. Le lettere risalgono agli anni intorno a metà Ottocento e sono rivolte soprattutto a scienziati e al padre. I suoi primi interessi furono botanici, si dedicava infatti alla coltivazione del parco del castello. Col marito frequentava la Società di Orticoltura a Firenze. Qui conobbe il malacologo Cesare D’Ancona, che le trasmise l’interesse per le conchiglie. Marianna cercò e collezionò fossili, uccelli e soprattutto conchiglie di ambiente non marino italiano. Di queste tenne un’esposizione a Parigi nel 1879, cui seguì un libro. Nelle lettere troviamo espressi la sua contrarietà alla vivisezione e il suo amore per gli animali.
 
Il carteggio tardo ottocentesco della marchesa Maria Ricci Paternò contiene lettere inviate ad amiche e soprattutto ad Angelo de Gubernatis, il grande etnologo, linguista, storico della letteratura e orientalista. Abbondante anche la corrispondenza con la scrittrice Vittoria Aganur, di origine armena, e con Giulio Puccini, uno dei primi giallisti italiani, autore di Firenze sotterranea. La marchesa dopo il tradimento del marito iniziò a viaggiare e passò da una produzione poetica in stile petrarchesco ad una più moderna, con influssi simbolisti. Maria fu anche produttrice di vini insieme al marito - a quanto pare sul piano economico il dissidio si era ricomposto - e usò i suoi versi per pubblicizzare la propria produzione enologica.
 
Jolanda De Blasi, autrice di un epistolario che si protrasse da fine Ottocento ai primi decenni del Novecento, fu presidente della sezione letteraria del Lyceum, che riuscì a mantenere aperto durante il periodo fascista, dedicandosi soprattutto a promuovere l’arte, considerata dal regime utile sul piano educativo. Nel carteggio si trovano anche lettere a Sibilla Aleramo. Nota drammaturga, fu femminista all’inizio del suo lavoro, poi ritenne che l’arte racchiudesse già in sé l’essenza femminile.
 
Nel fondo Rosselli, oltre alla corrispondenza di Amelia e dei figli, Carlo, Nello e Aldo, di interesse storico e teneramente affettuosi, troviamo i manoscritti dei libri di Amelia dedicati ai ragazzi: Mirtillino era l’alter ego del primo nipote Joe, figlio di Carlo, ed è redatto in forma di dialoghi col bambino. Topinino è invece il libro che vede protagonista il suo primogenito Aldo, chiamato così in famiglia da piccolo.
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Marialuisa Bianchi

Marialuisa Bianchi

Molisana d’origine, si è laureata in storia medievale a Firenze, dove vive. Ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole superiori. Ha appena pubblicato per i tipi di Mandragora Storia di Firenze. La preziosa eredità dell’ultima principessa Medici che ha reso grande il destino della città. Precedentemente il romanzo storico Ekaterina, una schiava russa nella Firenze dei Medici e, nel 2021, La promessa di Ekaterina (edizioni End). Ha esordito con un libro...

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