Fausto Socini, l’eretico in fuga

Roberto Barzanti

11/04/2019

Fu uomo dalla duplice vita Fausto Socini (o Sozzini, o Socino, nato a Siena nel 1539, morto a Lusławice, non lontano da Cracovia, nel marzo 1604). Tra i protagonisti della Riforma, capo carismatico degli antitrinitari che negavano, appunto, il dogma della Trinità, sostenne in sottili dispute e affilati libelli che Cristo era un uomo dai poteri eccezionali e insegnava come la redenzione si ottenesse mettendo in pratica gli esigenti precetti evangelici. Il socinianesimo ebbe grande risonanza e influenzò non solo le controversie che animarono le sette fiorite in una fase di agguerrito confronto tra la Chiesa cattolica e gli oppositori protestanti. Fausto sale ora alla ribalta grazie a un piccolo libro, elaborato con entusiasmo da Duccio Fabbri, un ingegnere che lavora in Svizzera. Da storico per diletto ha ripercorso i luoghi che videro Fausto esule, visitando in Europa superstiti residenze e sparse memorie dell’umile e combattivo eroe: “Fausto Socini, nemo propheta in patria sua”, (goWare, pp. 194, € 15,99, Firenze 2018).
 
Senza entrare nel merito di ardue questioni teoriche, l’eruditissimo autore si limita a mettere in scena l’avventurosa biografia di Fausto. Negli anni giovanili senesi il futuro eretico appare un gaudente e scapestrato accademico, attivo tra gli Intronati con l’allusivo nomignolo di Frastagliato. La villa di Scopeto – una quindicina di chilometri a nord est di Siena –, proprietà della famiglia Socini, era un punto ideale per garantirsi libertà e riservatezza. Fausto vi trascorreva le ore dedicate alla sue propensioni letterarie. Ora Borgo Scopeto è un relais di rinomato prestigio. Nel bosco che lo circonda è visitabile, ottimamente restaurato, uno spiazzo circolare delimitato da colonnette e piramidi: è il Circolo sociniano, che ospitò, come un frondoso cenacolo naturale, quanti erano invitati a divertirsi e discutere. Un itinerario che si prefigga di ripercorrere le strade battute dal brillante studioso non può che cominciare da qui. Fausto sceglie dapprima di trasferirsi nell’operosa Lione, ma la lascia all’improvviso quando lo raggiunge la notizia della morte, a Zurigo, dello zio Lelio, personalità di primo piano tra gli esuli italiani in Svizzera impegnati sui temi della Riforma.
 
Andar di fretta a Zurigo per recuperarne le carte non è solo un atto di doverosa pietà. A Fausto sembra che quel lascito emani un invito a proseguire lungo la strada aperta dall’illustre familiare. Così ritorna in patria nel 1563, si mette sotto la protezione dei Medici, ma sa di non esser fatto per un tedioso lavoro diplomatico e  abbandona definitivamente, nel 1575, l’Italia per stabilirsi a Basilea, dove stringe amicizia con simpatizzanti della Riforma. Dopo neppure tre anni eccolo, nel 1578, in Transilvania, a Kolozsvàr (oggi Cluj-Napoca in Romania) e lì incontra un generoso amico di zio Lelio, Giorgio Biandrata, col quale intavola una feconda collaborazione.
 
Infine Fausto approda in Polonia, a Cracovia, dove si era radunata una numerosa comunità di italiani, anche loro perseguitati e perlopiù legati alla Chiesa minore, ramo antitrinitario della Chiesa riformata dei cosiddetti Fratelli polacchi. Qui si trova a suo agio e può finalmente dar sfogo con piena energia alla sua missione. Sostare davanti alla bella abitazione che Fausto abitò in quegli anni spinge a immaginare la frenetica stesura di testi che hanno fatto epoca. Fausto rimane in Polonia venticinque anni, fino alla morte: leader di fatto dei Fratelli che lo veneravano come un Cristo redivivo, si proclamava contrario a ogni forma di violenza. Un cristiano non doveva accettare cariche pubbliche. Un equo regime di comunità dei beni era il logico corollario di costumi ispirati ad una rigorosa etica di povertà. Fausto incarnava «la comune tendenza – ha notato Delio Cantimori – di tutta la Riforma italiana a mettere in rilievo l’elemento morale di fronte a quello dottrinale e la vita dello spirito religioso di contro alle determinazioni teologiche e rituali». L’esilio ebbe momenti drammatici. Fausto fu aggredito da una masnada di ultras cattolici che volevano disfarsene affogandolo.
 
Tra gli oggetti che attestano il culto del fondatore del socinianesimo spicca una tabacchiera. Il conte William Williams di antica famiglia gallese arrivò a Siena nel 1819 e visitò Scopeto. Per souvenir si fece fare una piccola scatola rotonda ricavata dal legno del leccio sempreverde sotto il quale era fama si riposasse il giovane Socini. Ora è in mostra al Manchester College di Oxford. Ma è difficile precisare chi sia il mite barbuto che vi è ritratto. Fausto o Lelio? In base alla scarna iconografia esaminata è azzardato sciogliere il dilemma. È un destino che i due risultino sempre accoppiati in un’unica impresa. L’iscrizione del mausoleo, costruito nel 1933 a protezione della tomba, si conclude con versi che rendono onore a Fausto: «Chi semina virtù, raccoglie fama / e vera fama supera la morte». Se in patria non fu profeta, neppure si può dire che a Siena sia stato dimenticato. Nel 1868 fu avviata una sottoscrizione per scolpire una targa da apporre sulla casa natale. Due medaglioni in marmo furono murati nel 1883 in una piazza centrale della città. E vi si sottolinea che l’omaggio era stato promosso dal popolo: «A Lelio e Fausto Socino, / che in tempi di feroce dispotismo / risvegliarono con nuove dottrine la libertà del pensiero / questo modesto ricordo / per pubbliche offerte». Nella versione originale le ultime righe suonavano diversamente: «… questo modesto ricordo in animo grande / la Patria». Evidentemente l’uso di una parola pur inflazionata nella retorica corrente parve esagerato.
 
Articolo pubblicato sul “Corriere Fiorentino” il 9 aprile 2019, p. 12       
 
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Roberto Barzanti

Roberto Barzanti
è un politico italiano. È stato parlamentare europeo dal 1984 al 1994, dal 1992 ha ricoperto la carica di vicepresidente del Parlamento europeo. Dal 1969 al '74 è stato sindaco di Siena. Dal 2012 è presidente della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena. Ha pubblicato "I confini del visibile" (Milano, 1994) sulle politiche comunitarie in tema di cinema e audiovisivo. Suoi saggi, articoli e recensioni tra l'altro in economia della cultura, il Riformista, L'indice dei libri del mese, Gli argomenti umani, Testimonianze, Gulliver, Il Ponte, rivista quest'ultima della cui direzione è membro. Scrive per Il Corriere Fiorentino.
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