Florida, libreria bonsai dove rispetto e cultura sono di casa

Serena Bedini

04/01/2019

La tramvia sibila di fronte a Piazza Dalmazia, sfilando veloce: sono nel quartiere di Rifredi di Firenze e qui la vera novità del 2018 è stato proprio il treno argentato che porta verso la stazione. Una novità indubbiamente di forte impatto sulle attività commerciali, sulla circolazione e sul quartiere che come tutti i giorni a quest’ora è vivacizzato dalle bancarelle del mercato rionale. È mattina, la luce dei primi giorni di gennaio è dorata e riempie l’animo di speranze per l’anno appena cominciato. Cammino frettolosamente perché l’aria è pungente e anche perché ho appuntamento con Alessandro ed Elisa della libreria Florida, in via Corridoni 32/R. Ancora due passi e ci sono: spingo la porta a vetri e, nello spazio raccolto e variopinto di libri, trovo i due coniugi sorridenti e gentili, come in molti me li hanno descritti. Mi sorridono e mi accolgono e io ho la sensazione che in questa libreria piccola e graziosa, l’aria sia impregnata di rispetto, comprensione e cortesia, ossia quelle tre doti che sempre nei luoghi di cultura si dovrebbero trovare. Entrambi hanno i capelli sale e pepe, entrambi sono intenti al lavoro, ma non esitano ad interrompersi per dedicarmi tutte le loro attenzioni. Inizio a parlare con Alessandro, mentre Elisa consiglia un cliente entrato dopo di me. Alessandro ha la voce pacata, lo sguardo di chi è abituato a vedere al di là delle apparenze, un senso dell’umorismo raffinato che solo un lettore appassionato può aver acquisito.
 
Come è cominciata la storia della Libreria Florida e perché questo nome?
La Libreria Florida ha questo nome dal 1940, quando è stata aperta: all’epoca non era solo una libreria, ma più una cartolibreria, un bazar forse. Elisa ed io l’abbiamo acquisita verso la fine degli anni Novanta, facendola diventare solo libreria. Come vede è uno spazio molto ridotto, sono solo 28 mq: non per niente io dico che la nostra è una libreria bonsai!
 
Perché ha deciso di diventare libraio? Era il lavoro dei suoi sogni?
Per la verità ho scelto di diventare libraio per una serie di circostanze fortuite, visto che prima ho fatto varie esperienze lavorative, ma per me è un mestiere bellissimo. Sono una di quelle persone fortunate che la mattina si svegliano e vanno al lavoro con piacere. Faccio il libraio con passione, con dedizione, sebbene non sia un lavoro facile: abbiamo arrivi continui – in media escono 160 novità al giorno -, c’è un ricambio costante e tenere i rapporti con i clienti è solo un aspetto di questo lavoro. C’è molto di più, oltre a questo: bisogna lavorare con le case editrici e parlare con i loro promotori, fare le vetrine, pulire, rifornire gli scaffali, tenere in ordine, occuparsi dell’amministrazione del negozio e degli aspetti burocratici… Settimanalmente arriviamo a lavorare anche 55 o 60 ore e non è uno scherzo! Non voglio in nessun modo dire che sia il lavoro più difficile, perché ritengo che ogni mestiere, se fatto professionalmente e con passione, sia complesso, ma indubbiamente quello del libraio è estremamente vario perché presenta moltissime e diverse peculiarità. È un lavoro divertente, ma da fare con la testa e io dico sempre che il libraio è una via di mezzo tra un addetto alla cultura e un commerciante, perché dobbiamo svolgere un’attività di promozione culturale cercando di andare incontro ai gusti del cliente che ci troviamo davanti.
 
Fare il libraio quindi significa anche essere al passo coi tempi, sapersi riciclare a seconda di come cambia il gusto del pubblico: è forse questo il motivo per cui molti librai non riescono a procedere nella loro attività? La mancanza di adattamento alle nuove esigenze della società contemporanea?
Io credo che il problema principale con cui ci confrontiamo sia lo scarso interesse che oggi la lettura, e in generale la cultura, riscuotono presso il pubblico. Un tempo si leggeva sia per motivi di studio sia per motivi di intrattenimento: si leggeva prima di addormentarsi e nei tempi morti della giornata, ad esempio quando si era in fila d’attesa ecc. Oggi al posto di un libro si usa uno smartphone e si seguono forme di intrattenimento diverse: chatline, giochi, attività social. Il libro è passato in secondo piano e non è più ritenuto anche un mezzo di intrattenimento. Questo tipo di situazione non facilita il nostro lavoro, soprattutto quello delle librerie indipendenti che vivono proprio grazie alla passione del lettore…
 
Qual è dunque il modo che utilizzate per promuovervi?
Oltre ad avere un sito internet, indubbiamente anche noi facciamo uso dei profili social che cerchiamo di amministrare privilegiando il rapporto umano con le persone, proprio come nella realtà. A mio avviso, tuttavia, i profili social non danno tutta quella visibilità che ci si aspetterebbe o, per lo meno, non nell’immediato, ma solo a distanza di tempo si possono notare dei risultati. La promozione che privilegiamo, quindi, è essenzialmente quella legata alla nostra partecipazione ad eventi fuori dalla libreria, come ad esempio il nostro intervento a Firenze Libro Aperto. Inoltre, un altro appuntamento per noi molto importante è il gruppo di lettura, una sorta di book club che si riunisce una volta al mese da circa un anno e mezzo e l’ultima volta ha registrato un tutto esaurito in termini di posti a sedere, visto che eravamo circa 25. L’incontro si svolge secondo la filosofia che accompagna anche la nostra attività di librai, ossia quella per cui l’unico libro bello è il libro che piace. I partecipanti sono chiamati a esprimere la propria opinione sul libro di cui discutiamo e che abbiamo letto nell’arco del mese trascorso. Non c’è chi ha ragione e chi ha torto, non c’è chi parla meglio e chi parla peggio. Tutti esprimono la propria idea e tutti dicono quello che sentono perché ognuno è unico e quindi ogni libro riserva a ciascuno sorprese nuove, ogni libro è bello per motivi diversi. Dopo ogni incontro, io stesso ho ottenuto nuovi spunti di riflessione e nuove idee perché ogni partecipante ha parlato dal proprio punto di vista, fornendo una chiave interpretativa assolutamente originale.
 
Che bella idea! Un gruppo di lettura che diventa una sorta di circolo culturale… Come è organizzato ogni incontro?
Come ho detto, ci incontriamo con una frequenza mensile, la sera dalle 21 alle 23 circa. In seguito alla discussione, Elisa ed io proponiamo tre libri per l’incontro successivo e li mettiamo a votazione dopo averne raccontato la trama. La maggioranza decide quale sarà il prossimo titolo da leggere. Ogni appuntamento è molto conviviale e l’atmosfera che si respira è quella di un gruppo di amici che si vedono per il piacere di stare insieme. Mangiamo e beviamo qualcosa e condividiamo le nostre esperienze di lettura, emozionandoci vicendevolmente ripensando il libro dal punto di vista degli altri. Il prossimo appuntamento è fissato per il 25 gennaio alle 21 e il libro scelto è “Capodanno da mia madre” di Alejandro Palomas (Neri Pozza, 2015). Chiunque lo desideri può intervenire: l’incontro è aperto a tutti!
 
Come si fa a diventare “amico libraio”?
Noi abbiamo sempre pensato che il rispetto sia la chiave dell’amicizia. È nel rispetto dei gusti del cliente che cerchiamo di muoverci al momento in cui lo consigliamo per l’acquisto. Non importa se chi entra richiede un romanzo rosa, un giallo o un classico: tutti hanno diritto di leggere quello che desiderano e nessuno viene giudicato, ma, al contrario, noi saremo ben lieti di consigliarlo nell’ambito dei propri gusti. Calvino diceva che i classici non sono un punto di partenza, ma un punto di arrivo ed io la vedo esattamente così: ogni libro ha il tempo giusto per essere letto. È sbagliato pensare di dover leggere classici per forza, quando invece si desidera leggere la narrativa di consumo. Ognuno troverà il momento giusto nella sua vita per leggere i classici, così come quello indicato per leggere un giallo o un romanzo umoristico. Non esiste una regola generale, ma ciascuno deve operare le proprie scelte in relazione a quello che desidera sul momento. Questo è il pensiero che ci accompagna anche nei nostri rapporti con i clienti.
 
Quali sono i libri che consiglierebbe, i suoi libri preferiti?
Il mio rapporto con la lettura nasce molto tempo fa con un libro che mi apparve bellissimo, quando lo lessi da ragazzo: “Sussi e biribissi” di Collodi Nipote, alias Paolo Lorenzini, pubblicato la prima volta nel 1902 (oggi in Salani, 2009). Da allora per me la lettura è sempre stata un’avventura bellissima che si fonda su alcuni imprescindibili capisaldi: tutti i capolavori di Calvino, a mio avviso il più grande scrittore e intellettuale contemporaneo, “Moby Dick” o più ancora “Barthleby. Lo scrivano”, entrambi celebri opere di Melville.
 
Qual è il sogno dei librai Alessandro ed Elisa?
Difficile dirlo oggi, un periodo in cui essere libraio e sognare non sono due attività che vanno molto d’accordo. Diciamo che forse quello che auspico è un ritorno massivo alla lettura e, più ancora, alla cultura: un tempo ci si vergognava di non leggere, oggi purtroppo è diventato quasi un vanto occuparsi di tutt’altro. La cultura e la lettura non dovrebbero mai essere scansate e date per scontate: sono ciò che ci consente di diventare migliori, di elevarci al di sopra della materialità della vita.
 
Saluto ed esco, intorno a me la via affollata di persone, i negozi con le vetrine ricolme di calze della Befana: che bello sarebbe se quest’anno nel sacco della vecchina più famosa d’Italia non ci fossero dolci e carbone, ma solo tanti libri da leggere!
 
LIBRERIA FLORIDA
Via Filippo Corridoni, 32/R, 50134 Firenze
Tel. 055 4221316
info@libreriaflorida.it
www.libreriaflorida.it
 
 
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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