La forma dell'acqua. L'Oscar che premia la diversità dell'amore

Margherita Calestrini

07/03/2018

Guillermo del Toro realizza “La forma dell’acqua”, un film incantevole dalle atmosfere fiabesche che, senza il bisogno di tante parole, racconta con tenerezza e realismo magico l’amore e la solitudine. Per questo il film ha conquistato quattro delle statuette tanto ambite, miglior film, miglior regia, miglior scenografia e migliore colonna sonora, che vanno ad aggiungersi ai riconoscimenti ottenuti nei mesi precedenti. “La forma dell’acqua” si era già aggiudicata il Leone d’Oro alla 74? Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia e tre Golden Globe.

Elisa, la protagonista, non può parlare, ha perso la voce da bambina e nel tempo ha imparato ad esprimersi con il linguaggio dei segni. Lavora come inserviente delle pulizie in un’inquietante istallazione segreta del Governo al fianco della sua amica Zelda, la strabiliante Octavia Spencer, celebre per la sua interpretazione commovente in “The Help” (Oscar come miglior attrice non protagonista). Un giorno le due scoprono l’esistenza di una creatura misteriosa dalle sembianze umane ma con la fisiologia di un pesce. Elisa se ne innamorerà follemente e tenterà di salvarlo ad ogni costo. Lo farà evadere dal laboratorio dove ogni giorno viene crudelmente maltrattato per essere addestrato a diventare un’arma da guerra.

Il linguaggio verbale viene così messo da parte ma non ha importanza poiché i due personaggi non possono comunicare tra di loro. Quello tra Elisa e la creatura è un amore silenzioso eppure ci si dimentica completamente dell’esistenza delle parole. Tutto viene comunicato con squisita poesia tramite il corpo ed è quanto basta a renderli felici. A parlare è la potenza delle immagini, intensamente cromatiche e dal forte impatto visivo. Il verde, il blu, il celeste, il rosso, sono tutti colori che hanno un loro significato. Parlano e dicono qualcosa allo spettatore trasmettendo sensazioni e emozioni. Proprio per questo la giuria degli Oscar ha scelto di premiare Jeff Melvin, Paul Denham Austerberry e Shane Vieau per la Migliore scenografia.

Come nel precedente “Il labirinto del Fauno”, ambientato nel periodo franchista, Guillermo del Toro sfrutta di nuovo un’ambientazione narrativa storica per legare gli elementi fantasy alla realtà. “La forma dell’acqua” si svolge nel clima dai tratti distopici della Guerra Fredda che richiama l’epoca del Maccartismo ma che ha molti punti in comune con l’America di Trump. Il film si presenta con un’atmosfera cupa e grigia che, minuto dopo minuto, viene colorata dalla magia dell’amore tra la creatura e Elisa che a molti richiama alla mente il personaggio de “Il favoloso mondo di Amélie”. È un film che appartiene a chi si sente nato “diverso“. Diversa è Elisa che non riesce a parlare, diverso è l'amico costretto a nascondere il suo orientamento sessuale, diversa è l’afroamericana Zelda e diversa dagli umani è la creatura amata da Elisa. Ma la diversità è solo una metafora con cui del Toro vuole lasciare un messaggio rassicurante, quello di ascoltare sempre il cuore.
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Margherita Calestrini

laureanda in Scienze politiche, grande passione per il cinema e le arti in genere.
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