Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa nel trentennio 1872-1900

Athos Bigongiali

12/06/2023

1872-1900, è in questo trentennio che si svolgono gli avvenimenti storici narrati nel nuovo, preziosissimo libro di Massimiliano Bacchiet “Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa 1872-1900” (BFS Edizioni). Sono gli anni che vanno dalla morte di Giuseppe Mazzini a quella di Umberto I° di Savoia, anni lontani nel tempo che risalgono a noi attraverso le pagine di un libro da leggere anche in quanto documento di un periodo tra i più significativi della storia della città di Pisa. Qui, nel 1872, vi morì, sotto falso nome, Mazzini, qui, nel 1900 vi sostò il feretro del Re d’Italia: sono gli anni del ‘fosco fine del secolo morente’, come recita il verso dell’Inno della Rivolta, canto tra i più noti del proletariato italiano, sono gli anni delle speranze deluse di tanti combattenti del Risorgimento, dell’impetuoso dispiegarsi dell’industrialismo e delle leggi speciali con cui i governi nazionali perseguitarono tutti coloro che lottavano per la libertà delle idee e per il progresso sociale e civile.
 
Pisa non fece eccezione. Sfibrata dalle inondazioni e devastata dalle malattie e dalla miseria, la città era in ginocchio e malgrado la buona volontà e l’intraprendenza di una piccola parte della classe dirigente (i Simonelli e i Toscanelli), le condizioni di vita della povera gente erano sempre più disperate. All’epoca (1879) i disoccupati erano 25mila su 51mila abitanti, gli analfabeti più del 50%, con un numero di ammalati che in particolare per la denutrizone continuava a crescere. Era una Pisa ridotta allo stremo ma che con coraggio lottava contro i privilegi e la cattiva ammininistrazione. A darle voce erano i reduci garibaldini, i repubblicani mazziniani, gli internazionalisti, i socialisti e gli anarchici (questi ultimi sempre in prima fila). La gran parte della classe dirigente vivacchiava turandosi il naso e le orecchie di fronte a questi drammi sociali ma era ben vigile e occhiuta quando si trattava di reprimere. La Prefettura fungeva da centro organizzativo e da braccio armato e non badava a spese.
 
La ricerca di Bacchiet ne da un minuzioso resoconto e lo fa servendosi del termine ‘birri’, a cui contrappone il termine ‘malfattori’ per definire tutti coloro che anche a Pisa si battevano contro le sempre più palesi ingiustizie sociali. Birri e malfattori sono termini desueti, ma indicano una verità storica che non ha niente a che fare con la vulgata ‘guardie e ladri’, che qualche contemporaneo preferirebbe, magari per riderci su, come nei film di Totò. È la verità degli Archivi di Stato, dei dati dei censimenti, dei casellari giudiziari, delle note di polizia, delle cronache dei giornali, delle biblioteche e del lavoro di molti insigni studiosi quella che emerge da questo libro e se per alcuni è una verità scomoda per tanti altri può rappresentare una occasione unica per scoprire di che tempra erano fatti e chi furono i loro trisnonni e bisnonni. Popolani, uomini e donne, dediti alla causa dell’umanità e pronti a ogni sacrificio per affermare il diritto a una vita migliore e ai principi dell’uguaglianza e della fratellanza universali.
 
Grazie a Bacchiet e alle sue documentatissime ricerche noi pisani (forse quasi tutti) possiamo riconoscerci in loro: se i loro volti ci sfuggono, avvolti come sono nella dimenticanza, non così è per i loro nomi (con tanto di età e di richiami alle loro famiglie), per i loro mestieri, qui elencati nome per nome, per la loro strenua volontà di sottrarsi all’oblio, per i luoghi che frequentavano, le botteghe del ciabattino e del barbiere, le fabbriche dove lavoravano, le osterie, le strade e i vicoli di una toponomastica rimasta la stessa o poco cambiata da allora, anche se dovrebbe fregiarsi almeno di alcuni di quei nomi. Se lo meriterebbero, e la città ritroverebbe un’altra ragione alla ricerca della propria identità, oltre a quella che affonda le sue radici nel medioevo della repubblica marinara. Nobilissime ma non uniche, come tutti dovrebbero sapere. Questo libro è un tesoro di informazioni. E la sua lettura non può farci che bene.  Leggendo ringiovaniremo: vi pare poco?
 
Prefazione al libro di Massimiliano Bacchiet “Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa 1872-1900” (BFS Edizioni)
 
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Athos Bigongiali

Athos Bigongiali è nato a San Giuliano Terme (Pisa) nel 1945. Lavora all'ufficio stampa del Comune di Pisa e ha pubblicato racconti su varie riviste e diversi romanzi da alcuni dei quali sono stati tratti degli spettacoli teatrali. Tra questi ricordiamo “Le ceneri del Che” (Giunti); Il clown (Giunti); Veglia irlandese (Sellerio); Avvertimenti contro il mal di terra (Sellerio); Una città proletaria (Sellerio).

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