Manifattura additiva, cobot e AI. Intervista a Francesca Parotti

Serena Bedini

27/09/2023

Smart materials, stampa 4d, oggetti per la sopravvivenza nello spazio: tutto questo (e molto di più) è tra i soggetti trattati al corso di Francesca Parotti, ingegnere civile con dottorato in Scienze e tecnologia dei materiali e docente di ISIA Firenze. L’abbiamo intervistata all’indomani di un’altra bella soddisfazione: la partecipazione con due dei progetti dei suoi allievi al Festival Tools for after di Melbourne.
 
In cosa consiste il tuo corso in ISIA Firenze?
Il mio corso in ISIA Firenze si chiama “Processi di produzione e advanced manifacturing” e il suo nucleo parte dall’idea dell’industria 4.0, quindi la manifattura additiva, il cobot e tutta una serie di argomenti come l’AI associata alla stampa 3d. Nel mio corso, tuttavia, trovano ampio spazio anche molti altri argomenti: la stampa 4d, ad esempio, che ci permette di utilizzare la manifattura additiva con smart materials (polimeri intelligenti) che mutano forma attraverso particolari stimoli, o la biomimicry, cioè l’ispirazione delle nuove tecnologie e delle soluzioni progettuali che l’osservazione della natura ci offre. Oltre alla parte teorica, il mio corso viene caratterizzato da una parte pratica, nella quale propongo la realizzazione di un progetto ogni anno diverso che possa permettere l’applicazione non tanto dei materiali in sé per sé, ma delle metodologie di scelta del materiale e della ricerca di soluzioni low impact. Quello che mi interessa è trasmettere ai miei allievi la capacità critica e di scelta e di analisi della situazione mediante degli scenari che si configurano grazie a ciò che potrebbe essere il materiale o la tecnica di elaborazione più adatta. A questo proposito, una delle esercitazioni che preferisco è fargli inventare un materiale che non esista per stimolare la loro elasticità mentale rispetto al campo di riferimento.
 
Qual è la tua storia con ISIA Firenze?
Io sono Ingegnere civile con un dottorato in Scienze e tecnologia dei materiali. La mia storia in ISIA Firenze nasce nel lontanissimo 2009, quando il bravissimo docente Giovanni Del Signore che era titolare del corso di Tecnologia dei materiali al triennio e di Materiali Innovativi al biennio specialistico decise di andare in pensione e dunque io, dopo aver fatto il concorso, potei accedere alla cattedra. Mi fu affidato il corso al biennio e l’anno dopo anche al triennio. Per molti anni ho tenuto entrambi i corsi, formando in maniera puntuale anche con elementi di chimica e cristallografia, di fisica e di meccanica, gli allievi del triennio e poi quelli del biennio attraverso la parte avanzata del corso, in cui la ricerca e lo sviluppo prendono slancio. Più tardi, ho scelto di mantenere solo il corso del biennio.
 
Dal tuo corso hanno preso l'avvio molte iniziative, come il Master in Design dell'Aerospaziale: vuoi parlarcene?
Come dicevo, la docenza al biennio specialistico mi ha dato un’opportunità di ricerca, sviluppo e di innovazione tecnologica di ampio respiro. Anni fa, cominciammo quasi per gioco, andando a vedere una conferenza organizzata dalla NASA a Firenze, al cinema Odeon, e conoscemmo alcuni architetti spaziali e astronauti. Da quell’occasione, con un gruppo di studenti ed ex-studenti ho costituito il mArts Design Team, ovvero un laboratorio permanente di ricerca sulla necessità dell’astronauta, mettendo al centro i bisogni dell’essere umano per poter affrontare uno scenario come quello dell’ambiente estremo dello spazio. All’inizio è stata semplicemente un’esercitazione molto divertente e stimolante, fatta sia in aula sia durante l’evento del Creactivity con la partecipazione dell’astronauta analoga Ilaria Cinelli: con lei lavorammo a una serie di progetti molto interessanti, tra i quali il Touch Glove. Da allora, vedendo il grande interesse dimostrato dai partecipanti al workshop, ho creduto opportuno rendere possibile ai miei allievi e a quanti lo desiderino partecipare a un corso approfondito nel settore del Design dell’aerospaziale che ancora in Italia è poco seguito. Ho lavorato per due anni col supporto dello staff ISIA e della Direzione, ho creato contatti e nuove reti e sono riuscita a mettere insieme un team di docenti per ogni disciplina di livello altissimo. Questo master è stato strutturato, accreditato dal MUR, e adesso è pronto. Parallelamente, noi del mArts Design Team non ci siamo mai fermati: abbiamo studiato, ricercato, fatto concorsi ed esperienze, ci siamo ibridati con altri professionisti (psicologi, sportivi, fashion designer, ecc.), abbiamo fatto progetti che ci sono stati proposti come un modulo pandemico o come il Carbon Bioreactor, materia quest’ultima della tesi di un mio allievo Filippo Viciani, finanziata dalla CR di Firenze.
 
Recentemente due dei progetti realizzati dagli allievi del tuo corso sono stati presentati alla mostra inaugurale del Festival Tools For After a Melbourne: cosa puoi dirci in proposito?
Il tema del corso dello scorso anno accademico, 2022/2023, è stato Tools for after. Sono stata contattata dall’Istituto Italiano di Cultura per l’Innovazione e la Tecnologia a Melbourne: mi è stato detto che c’era la possibilità di mandare dei progetti per un’esposizione internazionale a Melbourne e i progetti che sono stati selezionati sono stati Touch Glove e il Carbon Bioreactor. Il tema infatti è “Tools for after”, ossia “strumenti per il dopo” e si riferisce alla ricerca di nuove soluzioni per un benessere globale (psicologico, mentale e fisico) dell’umanità per la vita successiva a una possibile catastrofe naturale, al cambiamento climatico o, più genericamente, al momento transitorio che stiamo vivendo sulla Terra. È stato per me un grande onore il fatto che due dei nostri progetti siano stati selezionati per questo festival, visto che la selezione è stata durissima e sono presenti in esposizione realizzazioni delle migliori università italiane. Per il prossimo anno accademico, 2023/2024, mi preparo con entusiasmo a nuove sfide: spero che sarà ancora una volta l’occasione per confrontarsi con realtà diverse, ibridarsi, unire la mia conoscenza ingegneristica, con quella dei miei allievi designer, con sportivi, psicologi, professionisti di vari campi. Occorre ricordare infatti che un progetto, perché possa essere attendibile, funzionale ed efficace, deve contenere in sé il seme di vari saperi.
 

 
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Serena Bedini

Serena Bedini
È nata a Firenze nel 1978; si è laureata con 110/110 e lode in Filologia Moderna nel 2005 presso l’Università degli Studi di Firenze. È scrittrice, giornalista, docente. Maggiori informazioni su di lei sono reperibili su www.serenabedini.it.

 
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