Elisabeta Digiugno

“Animi Conscenta et Fiducia Fat”. Cosimo I de’ Medici

€ 16,00

Casa Editrice: Edifir Edizioni Firenze

Anno: 2022

N. Pagine: 184

Vicenda politica, familiare ed artistica
Il periodo dell’
ascesa al potere di Cosimo I de’ Medici coincise con un’epoca di enormi mutamenti storici e sociali che trasformarono in breve tempo una città borghese, artigiana e mercantile, ancora governata da istituzioni di stampo repubblicano, in uno stato assoluto, entro il quale ogni attività, politica
ed economica, venne ad essere rigorosamente controllata dal Duca
e dai membri della compatta oligarchia terriera e cortigiana a lui fedele. Per quanto sul piano politico la crisi della Repubblica forentina fosse già iniziata all’epoca della “criptosignoria” medicea, quando Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, usando il prestigio e la ricchezza acquisiti, vennero regolarmente determinando, da Palazzo Medici, le scelte delle istituzioni cittadine, fu unicamente con Cosimo I che tale processo giunse a perfetto compimento. Ciò che ne derivò fu, sul piano della commitenza artistica, il fiorire di
un’arte propagandistica funzionale a promuovere il prestigio del Principe
, mentre su quello istituzionale e politco, il prodursi di una virata antidemocratca e
assolutistica
, conclusasi con l’acquisizione da parte di questi del titolo Granducale. Il libro narra la vita del Medici, dai giorni della fanciullezza, trascorsi in compagnia della madre Maria Salviati dopo la morte del padre Giovanni dalle Bande Nere, al momento della nomina a “Caput et Primarius” della Repubblica Fiorentna, quando il “Cosimino” iniziò a tessere la propria tela onde abbattere i numerosi oppositori e trasformare l’autorità ottenuta in un potere assoluto seguendo il proposito di ricevere un più elevato titolo territoriale ereditario. Fin da subito determinato ad apparire, anche attraverso la
gestione delle espressioni artistiche e culturali, un
optmus princeps, egli fu viceversa, nella quotidiana gestione delle cose private e di governo, un regnante “tremendo et spaventevole”, così come scrisse l’ambasciatore Vincenzo Fedeli nel 1561, un uomo privo di incertezze nel cammino verso il raggiungimento dei propri obiettivi. Basandosi su documenti e testimonianze del tempo, l’autrice delinea il ritratto di un personaggio unico, osservato non
soltanto nella sua veste pubblica, di principe e governante, ma anche in quella privata, nel rapporto con i subalterni, con gli artisti di corte e soprattutto nella dimensione di padre e marito, di cui delinea abitudini e fa emergere gioie e sofferenze quotidiane, amore per i propri figli e incertezze nella gestione degli ultimi giorni della propria vita
.

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