Palmira Panedigrano - Francesca Tropea

Inventario delle lettere a Raffaello Ramat conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

€ 30,00

Casa Editrice: Angelo Pontecorboli Editore

Anno: 2022

N. Pagine: 296

Formato: 17x24

Critico letterario, docente di Letteratura italiana presso il Magistero di Firenze e politico, Raffaello Ramat (1905-1967) è stata una figura di assoluto rilievo nel panorama culturale e politico fiorentino tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento. Fondatore nel 1941 insieme ad Alberto Carocci della rivista «Argomenti», soppressa dal regime fascista solo dopo pochi numeri, per le sue idee subì per ben due volte il carcere e il confino. Divenne partigiano e, nel dopoguerra, fu consigliere comunale e poi assessore alle Belle Arti nella giunta di centro sinistra del comune di Firenze, guidata dal sindaco La Pira. Il fondo di lettere, donato dagli eredi alla Biblioteca nazionale di Firenze, testimonia i rapporti di Ramat con i maggiori studiosi, docenti e critici letterari del secolo scorso quali Luigi Russo, Mario Fubini, Walter Binni, Attilio Momigliano, Enrico Falqui, intellettuali e politici della statura di Piero Calamandrei, Giorgio Spini, Guido Calogero, Lelio Basso, Sandro Pertini, Giorgio La Pira, scrittori e poeti come Angelo Barile, Pietro Mastri, Giorgio Bassani, Vasco Pratolini, Gianna Manzini.

Raffaello Ramat, apprezzato critico letterario e politico intransigente, aveva costruito negli anni una solida rete di conoscenze e di sincere amicizie, come testimoniano le oltre tremila lettere che personalmente aveva scrupolosamente conservato e ordinato. Le lettere, inviate a Raffaello Ramat in massima parte da personaggi di rilievo del mondo intellettuale e politico italiano tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento, si prestano a molteplici chiavi di lettura e offrono stimolanti spunti per l’approfondimento di un periodo storico di indubbia importanza per il nostro paese. Ma l’epistolario è in primo luogo una fonte significativa per ripercorrere la carriera accademica di Ramat, carriera costruita attraverso una intensa e spesso febbrile attività lavorativa e confortata da continui confronti e scambi di idee con intellettuali della statura di Luigi Russo, Piero Calamandrei, Guido Calogero, Ernesto Codignola, Mario Fubini, Attilio Momigliano, per citare solo alcuni nomi. Alcuni di questi interlocutori furono anche tra i fondatori, alla fine degli anni ’30, di quel movimento di opposizione al Fascismo che si autodefinì liberalsocialismo, al quale Ramat aderì da subito senza riserve e che gli costò il carcere e il confino. Da qui la presenza di lettere, alcune inevitabilmente autocensurate, di Aldo Capitini, Walter Binni, Carlo Ludovico Ragghianti, Mario Delle Piane, Tommaso Fiore. Interessanti risultano, inoltre, le lettere di tanti giovani studiosi che come Ramat avevano mosso i primi passi lavorando nell’editoria e collaborando alle riviste dell’epoca e che divennero nel tempo affermati critici della letteratura come Enrico Falqui, Francesco Flora, Eurialo de Michelis, Edmondo Cione, Mario Sansone, Vittore Branca. Nel suo insieme il carteggio aggiungerà nuovi tasselli per l’approfondimento del ruolo avuto dagli intellettuali durante il Fascismo e negli anni della ricostruzione post-bellica; ulteriori spunti per la conoscenza del Partito d’Azione in Toscana e delle battaglie per una scuola laica e democratica tra gli anni ’50 e ’60, su cui Raffaello Ramat si era tanto impegnato. Segnatamente, l’epistolario offrirà la possibilità di conoscere un uomo che della disponibilità umana e culturale aveva fatto il suo segno distintivo.

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