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Un saggio che ricostruisce decennio dopo decennio la storia dell’Africa dal 1960 a oggi, riportando una dettagliata cronologia dei fatti, dando voce a politici, golpisti, attivisti per i diritti civili, e distinguendo finalmente in modo netto le colpe dell’Occidente da quelle degli africani. Si tratta di “Africani brava gente” (Paesi Edizioni), in uscita il 20 giugno e scritto da Matteo Giusti, un giornalista che lavora da anni come africanista per le riviste di geopolitica Limes e Domino e per il settimanale L’Espresso e che ha raccontando tante volte questa terra che sembra davvero non trovare pace.
La storia del continente africano è segnata dalla continua ricerca di stabilità e democrazia, una ricerca frenata da una lunga serie di colpi di stato che in poco più di 60 anni hanno visto le forze militari soffocare le aspettative democratiche dei popoli africani più di 200 volte. Monarchie abbattute come in Egitto o Libia, democrazie embrionali estirpate da ufficiali che bramavano il potere e che spesso venivano poi destituiti dai loro stessi compagni d’armi.
La storia moderna dell’Africa, o meglio delle Afriche, è costellate da questi episodi che partono dalla prima decolonizzazione, quando le potenze europee iniziarono a lasciare libere le nazioni africane. Sono molto frequenti i casi in cui le ex potenze coloniali sono state mente e braccio dei golpe che hanno rovesciato i governi, a volte, democraticamente eletti.
Pur di non rinunciare alle enormi ricchezze del sottosuolo e allo sfruttamento continuo di foreste e uomini, molti paesi europei hanno giocato un ruolo soprattutto all’inizio nell’organizzare colpi di stato mirati e mettere al comando personaggi più malleabili e disposti a non rescindere il cordone ombelicale con la vecchia madrepatria, in questo caso un’autentica matrigna.
Da questi golpe sono usciti anche personaggi chiave per la storia del continente africano come il maresciallo Joseph Desirè Mobuto in Congo, il colonnello Muammar Gheddafi in Libia o l’autoproclamato imperatore del Centrafrica Bokassa I°.
Un percorso storico che attraversa due secoli e che fotografa la diversità e la complessità della comprensione di 54 stati tutti differenti fra di loro, con all’interno lingue, etnie e religioni che spesso configgono diventando deflagranti per equilibri sempre precari e che ancora oggi cambiano e si trasformano violentemente e repentinamente.
Ci sono stati che hanno visto anche sei o sette golpe nella loro breve storia di indipendenza e che ancora oggi sono preda di classi politiche screditate o di militari violenti ed ansiosi di mettere le mani nelle casse dello stato. Armi, cleptocrazia, interessi internazionali sono gli ingredienti che compongono la ricetta che porta ai continui rovesciamenti di regime in Africa e che ha visto gli ultimi tre anni dal 2020 al 2023 essere falcidiati dai colpi di stato che stanno cambiando la geopolitica del sud globale africano.
“Africani brava gente”, con un titolo volutamente provocatorio, vuole far calare il lettore nella realtà africana superando gli occhi europei e cercando di disegnare cosa rappresenta oggi questo continente che veleggia verso il miliardo e mezzo di abitanti.
Un’Africa dove dal 2000 si sono affacciate quelli che una volta erano detti “emerging powers” come Cina, Russia e Turchia, senza dimenticare i Paesi del Golfo, l’India e Israele. In questa campagna d’Africa l’Europa, dopo decenni di dominio diretto ed indiretto, appare ritardata ed appesantita dal retaggio coloniale.
La Francia colpita al cuore coloniale con la distruzione del suo impero chiamato Francafrique continua schizofrenicamente a muoversi da sola, ma il suo appeal è ormai un lontano e nebbioso ricordo. L’Italia ha lanciato il Piano Mattei, ancora embrionale e con fondi insufficienti, che senza un imprimatur dell’Unione Europea non ha possibilità di successo.
L’Africa deve essere il terreno dove l’Europa deve dimostrare di avere una politica estera forte e unita e dove deve arginare l’influenza russo-turco-cinese dimostrando di essere diventata geopoliticamente maggiorenne.
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