Non c’è cosa più concreta di una casa, al punto che ‘investire nel mattone’ è ritenuto uno dei modi migliori per impiegare denaro. Quei muri sono tangibili, circoscritti, ‘immobili’. Costituiscono, comunque, anche un’estetica, bella o brutta che sia. Dall’aspetto delle case dipende, in buona misura, l’immagine di una città, di un ordine sociale, di una concezione (addirittura di una ideologia) del vivere individuale e collettivo. Però l’oggetto-casa si arricchisce veramente di elementi immateriali al momento che diviene ‘abitazione’ e, in quanto tale, spazio ove le persone intendono identificarsi, personalizzare ideali, modi di essere (e di apparire). A prescindere da chi le abbia realmente edificate, vogliamo essere noi i costruttori delle mura entro cui viviamo; noi a tracciarne la soglia, ad erigere la porta che regola i flussi tra autoreclusione (una cattività per scelta) e il libero gioco delle relazioni sociali.
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