Come drappelli di riservisti, pluridecorati dalla vita e con gli inevitabili acciacchi dell’età, incedono compatti dietro un ombrellino che a mo’ di guidone è segnale di marcia e di raccolta. Sono i turisti a tempo (solo diurno), fanti di cuori (in affanno) su e giù per le piagge di Siena, salvo imbambolate soste nei luoghi deputati alla cartolina che ciascuno ormai ricava dalla propria fotocamera… con vista. Strana categoria di viaggianti non-viaggiatori, guardano il mondo senza vederlo, attraversano località senza che nulla resti loro addosso. Non si accorgono nemmeno della scontrosità degli indigeni, che tali invasioni mal tollerano per una sorta di supponenza ‘sentimentale’; cioè a dire: non può essere trattata così questa città tanto bella e amabile. Ben altri sguardi, attenzioni, intimi struggimenti ella richiede.
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