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Donne “immortali”, i consigli per la lettura di Toscanalibri

01/03/2012

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Pia de’ Tolomei, Ipazia e Tullia d’Aragona Tre personaggi realmente esistiti; tre donne diverse tra loro che hanno fatto discutere, parlare di sé e sono divenute immortali “imprigionate” tra le pagine di un libro. In Tullia d’Aragona (Mauro Pagliai Editore) Monika Antes racconta la storia di Tullia d’Aragona (1510-1556), figlia del cardinale Luigi d’Aragona e della cortigiana Giulia Campana; una donna di cultura apprezzata per eleganza e raffinatezza. Il salotto letterario che aprì a Roma era frequentato da letterati, intellettuali e personaggi in vista della società dell’epoca. Nel 1535 scrisse la sua opera più famosa, il dialogo filosofico “Della infinità di amore”, dove prendeva le distanze dai pensatori classici sviluppando una concezione originale dell’eros.L’autrice mette in luce i punti chiave del dialogo, consentendo al lettore di accostarsi al pensiero di Tullia e di comprenderne la peculiare concezione dell’amore, sia sul piano intellettuale che su quello della vita quotidiana. Dedicato invece ad Ipazia è l’interessante saggio curato da Flora Gestri Greco Ipazia. Scienziata dal clero e le altre (Il Pozzo di Micene Editore). Unica donna a cui fu conferita, ad Alessandria, la facoltà di insegnamento, Ipazia fu filosofa, matematica, astronoma. Spirito libero e altamente scientifico, fu fatta torturare per invidia dal Patriarca Cirillo. E, come lei, moltissime altre donne di scienza furono perseguitate e poi uccise poiché ritenute streghe o vicine al demonio. Io sono la Pia (Protagon Editori) di Roberta Mucciarelli permette poi di capire quale verità si celi dietro al personaggio della Pia di cui parla Dante nei celebri versi della Divina Commedia. L’autrice intende sciogliere l’enigma di una gentil donna che, negli anni, è diventata il simbolo degli effetti devastanti della gelosia e della violenza coniugale. Unico indizio le laconiche parole che la donna sussurra al poeta alludendo brevemente al suo dramma d’amore e morte che si svolge alla fine del XIII secolo: Siena mi fe’, disfecemi Maremma.

Articolo pubblicato sul numero di marzo di Toscana Tascabile

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