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Finale di partita. Si torni a onorare la dea Eupalla

18/06/2012

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Non c’è più religione. Nemmeno quella laica che si intendeva professare con il gioco del calcio. Religione – a detta dello scrittore catalano Manuel Vásquez Montalbán – “in cerca del suo Dio… con i suoi riti e le sue cattedrali, le gioie, le delusioni”. Al pari di tutte le religioni, il credo calcistico è ora avvilito dalle proprie contraddizioni, tra annunci di nobili intenti e una prassi che continuamente li smentisce. Preghiamo, dunque, per nostro fratello football, vittima (ma non innocente) di business, corruzione, ingaggi e debiti stellari, ragazzi dai piedi d’oro a discapito dei materiali scadenti che, invece, foderano il loro il cervello, branchi di supporter che, pur al netto dei delinquenti che vi si annidano, rappresentano ormai tutt’altra cosa dall’essere appassionati sostenitori di una fede (parola comunque impegnativa per qualcosa che sarebbe nata come un gioco).

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