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“L’accademia dei Costanti. Il Casino dei nobili aretini”, se ne parla ad Arezzo il 14 giugno

11/06/2013

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Un salto indietro nel tempo è in programma venerdì 14 giugno ad Arezzo. Alle 17,30, nel Salone delle Feste del Circolo Artistico, si ricorderanno, infatti, i tempi in cui animazione, divertimento e vita notturna non si chiamavano “movida” e i nobili e i borghesi aretini si davano appuntamento all’Accademia delle Regie Civiche Stanze del Caffè dei Costanti di piazza San Francesco, ovvero al Casino dei nobili. L’occasione per questo amarcord è data dalla presentazione del volume di Antonella di Tommaso dal titolo “L’Accademia dei Costanti. Il Casino dei nobili aretini” (Ed. Esserrepress). All’incontro, oltre all’autrice, interverranno Giulia Ambrosio e Carlo Cigna, presidente del Circolo Artistico.

Il volume
– La pubblicazione ricostruisce con scrittura agile e con dovizia di riferimenti documentati, la storia dell’Accademia dei Costanti. Fondata nel 1804 da un gruppo di cittadini appartenenti al Ceto civico della città, l’Accademia dei Costanti fu un primo passo per dotare la nobiltà e la nascente borghesia di un ritrovo comune dove potere trascorrere il tempo in un “onesto intrattenimento”. Non solo. Nei locali dell’Accademia, ad esempio, anche se dopo molti anni dall’apertura, fu creata la stanza di lettura dei giornali politici e scientifici. Il refolo di aria francese che diffondeva le nuove idee rivoluzionarie anche in terra aretina, sul finire del Settecento, inizia con difficoltà a penetrare nella società e nell’orizzonte culturale locale. Nata al pari che in altre città come ritrovo, in principio esclusivamente nobiliare, Le Regie Civiche Stanze del Caffè dei Costanti non erano granché differente da un ritrovo privato, organizzato e gestito da alcune famiglie in vista. Gli scopi mondani e sociali e assai poco politici della nuova istituzione, promossa da uomini del nuovo regime con l’approvazione e l’appoggio governativo, erano perseguiti attraverso una varia ed intensa vita societaria. Operante per alcuni decenni, vi si avvicendarono oltre ottocento iscritti, fra nobili, professionisti, commercianti, religiosi e impiegati. La frequentazione, al contrario di altre realtà similari italiane, era concessa anche alle donne, mogli, madre o figlie nubili, anche se la loro partecipazione attiva alla vita della società era limitata ai balli, giochi di carte o tombola, rappresentazioni teatrali e concerti musicali. A pochi anni dal compimento dell’Unità d’Italia l’inconciliabilità della forma, una serie di debiti ed una nuova consapevolezza, determinarono dal 1854 una acuta crisi di identità, che portò dapprima ad una chiusura forzata poi all’ingresso di commissari straordinari ed infine, nel 1872, alla redazione di un ultimo statuto sotto la presidenza del nobile Alessandro Albergotti.

Info - Arezzo Città del Vasari tel. 0575 401751 www.arezzocittadelvasari.itcomunicazione@arezzocittadelvasari.it

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