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Lo scorso maggio si contavano 450 anni dalla morte di Lelio Sozzini, teologo riformatore, persona di pensiero che molti e inquietanti pensieri dette all’Inquisizione, al punto da essere condannato come eretico. Stessa sorte avrebbe poi avuto il nipote Fausto per il suo impegno nel dare seguito alle idee dello zio. Personaggi scomodi, insomma, che ebbero difficoltà ad essere profeti non solo in patria ma anche altrove. Quanto ai sentimenti che intercorsero con la loro prima patria, quella senese, possono risultare eloquenti le vicende legate al quasi-monumento (due medaglioni con i volti di Lelio e Fausto) che nel 1882 un osteggiato comitato cittadino ottenne dal Comune di poter realizzare. Ne fu autore Arnaldo Prunai, giovane artista allievo di Tito Sarrocchi. Polemiche interminabili – sollevate dalle stesse componenti della città che si erano opposte all’erezione di un monumento dedicato ai Sozzini – nacquero pure quando si trattò di stabilire dove collocare i bassorilievi, finché fu deciso per le Logge di piazza Indipendenza. Là furono dunque posti il 29 maggio 1883 in occasione dell’inaugurazione del monumento ai Caduti per l’indipendenza italiana (quello opera del Sarrocchi) installato nella medesima piazza.
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