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Ultimo appuntamento il 18 aprile alle ore 18 alla Biblioteca Comunale degli Intronati (via della Sapienza, 7) della rassegna Lunedilibri dedicata al 150° anniversario dell'Unità d'Italia. L’incontro d’autore, ad ingresso libero, sarà con Marta Boneschi, giornalista e scrittrice milanese, che presenta al pubblico senese il suo ultimo romanzo “La donna segreta. Storia di Metilde Visconti Dembowski” (Marsilio Editori).
Il volume - Il libro racconta, come precisa l'autrice, sulla base di documenti d'archivio, epistolari, testi storici e letterari, la storia vera di una giovane donna dell'alta borghesia milanese, sposata a diciassette anni con il “terribile” generale polacco Jan Dembowski. Metilde è amica di Ugo Foscolo, di Teresa e Federico Confalonieri, di Silvio Pellico e molti altri famosi personaggi dell'epoca, tra cui anche Henry Beyle, il futuro Stendhal, innamorato profondamente della fanciulla anche se non ricambiato. Sarà proprio questa passione ad ispirare il suo primo romanzo Le roman de Métilde e il trattato L'amore.
La Boneschi ricostruisce, per prima, le vicende della Visconti considerata come una delle protagoniste, anche se poco note, del nostro Risorgimento, perché “affascinata dalla sua integrità e dalla sua fermezza di carattere, velate da un riserbo e da una grazia invidiabili”.
I contenuti - La storia inizia nel giugno 1816 quando Metilde dalla Svizzera rientra a Milano per chiedere la separazione da quel marito violento che, negli anni, l'ha sottoposta a inverosimili “furori marziali”. Ferma e combattiva, Metilde vuole decidere il suo futuro di donna nonostante il pensiero della sua famiglia e del periodo storico. Vuole un domani migliore, sia per la sua vita sia per la sua terra: la Lombardia, oppressa dal dominio austriaco. Nel lavoro di Marta Boneschi l’affresco della condizione femminile dei primi anni dell’800, il moralismo bigotto, ma anche la forza del romanticismo rintracciabile negli animi come nell’arte. La nostra protagonista nel suo rientro in Italia attraverserà il passo del Gottardo percorrendo il famoso ponte del Diavolo. Un’ambientazione che ben coglie il suo stato d’animo. Già nel 1777 questo tetro luogo aveva impressionato Alessandro Volta; una “strada angusta e rovinosa – come la scelta che sta facendo la nostra eroina - e sotto d’essa, alla profondità quando di trecento quando di cinquecento e più piedi, mugge orribilmente e spumeggia il fiume”. Ma sarà il pittore inglese Turner a fermare sulla tela quel paesaggio carico di pathos e di mistero, dove la natura, come l’anima, perde le linee di confine per diventare pura carica emotiva. Una forza interiore che in Metilde diventerà determinazione pura portandola, nella sua breve vita (morirà a soli 35 anni) a restare un esempio di autonomia, coraggio e patriottismo.
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