“Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla!”. Queste le parole che, secondo la tradizione, furono rivolte ai cardinali inquisitori da uno dei più celebri eretici della nostra storia: il filosofo Giordano Bruno, arso vivo nel 1600 a Campo de’ Fiori, e oggi al centro di un saggio firmato dalla scrittrice Mara De Paulis.
Il libro, intitolato "L’infinito universo e il rogo" (Mauro Pagliai Editore), cattura in meno di cento pagine l’eccezionale figura del frate domenicano capace di lanciare una sfida senza precedenti alla scienza ufficiale e alle convinzioni religiose dell’epoca.
L’autrice, abruzzese di origine, vive a Torino. Nel 1992 ha vinto il Premio Italo Calvino con il romanzo storico "Gilbert. Nascita e morte di un rivoluzionario". Il suo ultimo lavoro accompagna il lettore alla scoperta della vita di Giordano Bruno, dalla città di Nola, dove nacque, ai conventi domenicani, dalle università europee alle corti di Francia e d’Inghilterra, fino alle prigioni dell’Inquisizione romana.
Scrittore, predicatore, astronomo, Bruno teorizzò l’infinità dell’universo e la pluralità dei mondi quando ancora il geocentrismo era legge incontestabile, proponendo un linguaggio nuovo che fosse adeguato alla necessità sempre più evidente di separare la fede dalla scienza, perché le due realtà potessero essere indipendenti. Cercando col fervore della sua ricerca una difficile sintesi tra fede e ragione, che anticipava di secoli i dibattiti moderni, visse un’esistenza tormentata, affrontando ora incomprensioni, ora aperta ostilità.
In una narrazione sintetica ma coinvolgente, con rigorosa fedeltà alle fonti, De Paulis ricostruisce con sapiente maestria l’esistenza di uno dei più grandi pensatori dell’Occidente.
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