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“Per scrivere è necessario calarsi nel mondo e scavare dentro di sé”. Parla lo scrittore Massimo Maugeri

29/12/2011

Massimo Maugeri non è “solo” uno scrittore; l’arte, la capacità di riempire le pagine bianche di contenuti, non riguardano aspetti esclusivamente professionali o emotivi. Maugeri con la scrittura ha un rapporto confidenziale, appassionato ed è per questo che il suo blog su Kataweb, Letterattitudine, è diventato un punto di riferimento per tanti lettori. In libreria Maugeri è arrivato di recente con “Viaggio all’alba del millennio”, una raccolta di racconti su cui ha scommesso la casa editrice Perdisa. Operazione non facile per svariati motivi: uno dei principali consiste nel fatto che le raccolte non sono molto amate dall’industria del libro italiana; non se ne comprende il motivo dato che in un Paese di riferimento, come gli Stati Uniti, spesso gli scrittori emergono grazie a questo tipo di proposte. Insomma, Maugeri è uno dei pochi che è riuscito a pubblicare non un romanzo, ma una serie di ritratti in narrativa: molti sono dedicati al Sud, un omaggio che lui stesso ha sentito di tributare alla sua natura di siciliano.

Non è facile trovare un editore che pubblichi raccolte di racconti: lei come ci è riuscito?
“È vero. In effetti il mercato editoriale offre un po' meno spazio ai racconti; anche se, in questi ultimi anni, ho notato un lieve cambiamento di tendenza, soprattutto grazie alla piccola e media editoria.
Per me è andata in maniera molto semplice. Ebbi modo di parlare con Luigi Bernardi di questa mia raccolta di racconti molto particolare. Bernardi (che in quel momento dirigeva "Perdisa Pop") mi disse che era curioso di leggerla. Inviai i racconti e gli piacquero molto. Piacquero pure ad Antonio Paolacci, l'attuale direttore editoriale di "Perdisa Pop". Mi dissero che, se ero interessato, sarebbero stati lieti di pubblicarmi. Io, ovviamente, ne fui felice”.

Nel volume non c’è solo un tono, ma si spazia dall’ironia al dramma, non teme che questa scelta possa disorientare il lettore?
“In realtà i rischi insiti in questa raccolta sono due. Il primo deriva dal fatto che questi racconti ondeggiano tra l'ironia e il dramma. Il secondo deriva dalla scelta di utilizzare stili e registri linguistici differenti tra un racconto e l'altro. Tuttavia il riscontro da parte dei lettori e della critica è stato più che positivo. D'altra parte l'alternanza dei toni drammatici con quelli ironici non è fine a se stessa, ma è in qualche modo correlata. Pirandello sosteneva che l'umorismo è come il dio Giano bifronte: una faccia ride delle lacrime dell'altra. La differenza di stili e di linguaggio, invece, è stata determinata dall'esigenza di ascoltare le voci dei personaggi e i rumori di fondo degli ambienti in cui si muovevano. Alcune storie, dunque, andavano raccontate in un certo modo, altre in maniera del tutto diversa”.

Quante delle vicende descritte hanno spunti autobiografici?
“In questi racconti non ci sono risvolti autobiografici, eccezion fatta per qualche "sensazione" sparsa qua e là che ho dato in prestito ai personaggi. Per esempio, il primo racconto (quello che dà il titolo alla raccolta) è caratterizzato dall'ansia da attentato terroristico che pervade il protagonista nel corso di un viaggio in aereo. Ecco, confesso di far parte dell'ampia schiera di coloro che, soprattutto nei mesi immediatamente successivi all'undici settembre, in qualche occasione si sono guardati intorno, poco prima di salire in aereo, con il timore di avvistare un possibile terrorista kamikaze. Un altro esempio è il racconto finale, ambientato a Catania. Per descrivere i luoghi, ovviamente, ho fatto affidamento ai miei ricordi e a qualche passeggiata estemporanea. Per il resto, sono stato stimolato dalla realtà senza rinunciare all'immaginazione”.

Dal racconto che apre il volume Viaggio all’alba del Millennio, passando per Ratpus e La città di Elio Fante, si evincono in effetti chiari riferimenti alla sua città d’origine, Catania: crede che il messaggio sia universale o possa essere recepito solo da altri siciliani?
“La città di Elio Fante è anche un omaggio alla mia città e ai suoi luoghi. Catania, nonostante le sue contraddizioni e i suoi innumerevoli problemi, è una città che va riscoperta e che consiglio a tutti di visitare, anche ai suoi stessi abitanti. Al di là di questa premessa, però, credo che il messaggio della letteratura sia sempre universale a prescindere dai luoghi in cui si ambientano le storie”.

Lei è anche responsabile del blog letteratitudine: questa forma d’espressione sembra assai presente nella sua vita. Si può vivere solo di scrittura dunque?
“Se vivere di sola scrittura si intende dal punto di vista economico/finanziario, direi di no. Sono pochissimi coloro che possono dire di vivere solo grazie alla loro scrittura. In senso più ampio direi che la scrittura è senza dubbio un grande spazio di libertà personale, ma nemmeno in questo caso si può vivere di sola scrittura. Per poter scrivere è necessario leggere moltissimo, ma soprattutto è necessario vivere... cioè osservare il mondo, gli altri; bisogna interagire e fare esperienza, calarsi nel mondo e poi scavare dentro di sé. Dunque non si può vivere solo di scrittura, perché per poter scrivere bisogna prima vivere”.

Si sentirebbe di dare un consiglio ad uno scrittore esordiente?
“Caro scrittore esordiente, hai appena dato alla luce questa creatura letteraria. Adesso, da buon genitore, ti tocca seguirla per assicurarle la miglior sorte possibile per ciò che ti è dato fare. Se invece non hai ancora pubblicato, prima di inviare il tuo lavoro a destra e a manca, esamina con attenzione i cataloghi delle case editrici a cui pensi di rivolgerti. E valuta quali sono compatibili con il tuo dattiloscritto. Diffida, però, da chi ti chiede soldi o contributi a vario titolo per pubblicare. Non approderesti a nulla di buono. Meglio autopubblicarsi on line piuttosto, magari aprendo un blog. Non costa nulla. E se sei davvero in gamba (con un pizzico di fortuna, che sempre ci vuole nella vita) prima o poi qualcuno ti noterà”.

Valerio Cattano

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