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Diario ragionato e critico su un anno che ha cambiato il volto della città. L’incipit reca la data marzo 2012, quando i montepaschini scioperarono dando vita «alla più grossa manifestazione sindacale che si sia mai svolta». L’ultima pagina è dedicata alle primarie vinte da Bruno Valentini, oggi sindaco di Siena dopo il commissario prefettizio. Nel mezzo c’è spazio per gli scossoni provocati dall’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta, le monetine lanciate all’ex presidente della Rocca e dell’Abi Giuseppe Mussari, il passo indietro di Franco Ceccuzzi e l’arrivo appunto del commissario a palazzo pubblico, quindi i problemi della Fondazione Monte dei Paschi. E il dramma della morte di David Rossi. Ma «Scandalosa Siena: dalla vicenda Mps alla crisi politica. Cronaca dei dodici mesi che hanno sconvolto la città» è un libro (Edizioni Cantagalli) dove l’autore Michele Taddei, giornalista e fondatore dell’Agenzia Impress, riflette a più riprese, disincantato e a tratti crudo, sul primo partito della città: il Pd. Un passo su tutti: «Sono cresciuto in un contesto politico – scrive nella pagina datata 19 dicembre 2012 tratta dal suo blog Ah s’io fosse fuoco – dove se eravamo in tre vi albergavano quattro idee diverse ma non riesco proprio ad appassionarmi a questo partito (sebbene conservi dal 2007 il ‘certificato di fondatore del Pd’) che non ammette il confronto tra posizioni diverse». Assaggio del sentimento che accompagna il lettore in questo viaggio nell’annus horribilis. Quello che ha trasformato Siena in una città come le altre, non più immune da vicende da prima pagina. Italianissime. Ironizza poi sulla politica fatta a colpi di post su Facebook («i circoli di partito e le tessere a cosa servono ancora?») e s’interroga: «Le bombe (riferito dall’inchiesta sul Monte, ndr) hanno provocato un bello sconquasso. Si tratta adesso di capire cosa resterà tra le macerie». Il polverone non si è ancora dissipato ma, come dice Claudio Magris le cui parole Taddei prende in prestito, «la memoria è fondamento di ogni identità, individuale e collettiva, che si basa sulla libera conoscenza di sé e delle proprie contraddizioni e carenze, e non sulla rimozione, che crea paura e aggressività. La memoria guarda avanti». Guai a nascondere la testa sotto la sabbia.
(Articolo pubblicato su La Nazione di Siena il 16 giugno, pag. 17)
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