Home » Scritti. Il teatro fiorentino durante il fascismo nel saggio di Alessandro Sardelli

Scritti. Il teatro fiorentino durante il fascismo nel saggio di Alessandro Sardelli

Firenze

29/10/2025

Teatro di prosa e di rivista, con testi di stampo populista e nazionalista, ma anche drammi sacri, vernacolo, burattini. Il mondo teatrale fiorentino ai tempi del fascismo è oggetto di un’analisi storica nel nuovo libro di Alessandro Sardelli intitolato "Scritti sul teatro" (Polistampa). Il volume sarà presentato giovedì 6 novembre alle 18 al Teatro Niccolini di Firenze (via Ricasoli, 3-5) dal memorialista Roberto Mascagni. Saranno presenti l’autore e l’editore.

Tra i contributi raccolti nella pubblicazione, quello dedicato all’organizzazione teatrale di massa a Firenze rappresenta una mappa dei luoghi e dei generi più in voga in una stagione dominata da un progetto di “rinascita italica”, in cui lo spirito fiorentino e toscano vengono considerati come una sorta di doveroso tributo alla stirpe.

Sardelli, studioso di storia dello spettacolo e già direttore della Biblioteca Marucelliana, passa in rassegna alcuni centri nevralgici della cultura cittadina: tra questi l’Accademia dei Fidenti col suo spazio in Via Laura, tra i primi ad accogliere le iniziative dell’Opera Nazionale Dopolavoro, o quella degli Immobili proprietaria del Regio Teatro della Pergola, in cui si alternano recite di stampo popolare e vere e proprie serate nazionaliste, ma dove viene accolto anche il teatro dei burattini diretto da Yambo (Enrico Novelli), presentato come qualificante momento di impegno culturale in quanto anch’esso inserito nelle manifestazioni dopolavoristiche.

“Il teatro di massa”, si legge, “è strumento del potere ed alimenta una produzione culturale ad uso e consumo della piccola e media borghesia come classe privilegiata. Nascono piccole accademie e cenacoli culturali, spesso dal nome altisonante ma di breve durata, formati in prevalenza da membri della burocrazia cittadina, da ufficiali dell’esercito, da parti della vecchia aristocrazia, da ambigui intellettuali in cerca di gloria e da funzionari del PNF, legati spesso tra loro da interessi economici”.

Nell’ottica della “normalizzazione fascista”, anche il vernacolo diventa un importante veicolo di cultura, nella misura in cui si fa carico delle esigenze morali della borghesia, così come lo sono gli eventi legati alle tradizioni popolari: si rivaluta ad esempio la “Festa del Grillo”, che unisce la fiera commerciale al veicolo di propaganda, e nel 1930 viene riproposto l’antico “Gioco del Calcio”, che sopravvie ancora oggi col nome di “Calcio storico fiorentino”.

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TOSCANALIBRI

Per continuare a rimanere aggiornato sui principali avvenimenti, presentazioni, anteprime librarie iscriviti al nostro canale e invita anche i tuoi amici a farlo!

Libri collegati

Autori collegati

Condividi su: