Cinquant’anni dopo la sua tragica scomparsa, Pier Paolo Pasolini continua a essere al centro dell’attenzione e della discussione. Poeta, regista, intellettuale, figura scomoda e profetica, Pasolini rimane ancora oggi “sotto assedio”: dalle interpretazioni, dalle semplificazioni, ma anche da un’attenzione che non si è mai spenta.
Per questo la Fondazione Poma Liberatutti di Pescia dedica l’intero mese di novembre 2025 a un ciclo di incontri dal titolo: “Una storia sbagliata. Pasolini sotto assedio”, un ciclo di appuntamenti, lezioni e dialoghi che indagano la complessità del suo pensiero e della sua opera, attraversando scrittura, cinema, pittura, giornalismo, musica e riflessione civile.
Il progetto nasce dal desiderio di restituire uno sguardo a tutto tondo su una figura che ha segnato la cultura del Novecento e che continua a parlare al presente. Da “Accattone” al “Vangelo secondo Matteo”, dai saggi corsari alla poesia più intima, dagli amori per l’arte e per la musica alla sua visione inquieta dell’Italia, il mese pasoliniano di POMA sarà un viaggio dentro il lascito di un artista irriducibile.
Ogni fine settimana, studiosi, docenti, giornalisti e musicisti si alterneranno negli spazi della Fondazione per raccontare Pasolini senza filtri o pregiudizi.
Si comincia domenica 2 novembre alle 17 con il professor Gianfranco Bonelli, che aprirà gli incontri con una riflessione sulla “tragica fine di un intellettuale scomodo”, raccontando la vita di Pasolini tra arte, cinema e scandalo.
Due gli appuntamenti di sabato 8 novembre: alle 16 Francesco Sgarano del Centro Mauro Bolognini analizzerà il percorso cinematografico di Pasolini tra Fellini e Bolognini, dai primi lavori come Accattone al Vangelo secondo Matteo, fino alle opere degli anni Settanta. Lo stesso pomeriggio, alle 17.30 il professor Fabio Falugiani esplorerà il “sacro perduto” nei film mitologici di Pasolini, in particolare Edipo Re e Medea, trasformando i miti antichi in una denuncia della perdita di valori nella società contemporanea.
Doppio appuntamento anche domenica 9 novembre: alle 16 il professor Tommaso Tempestini presenterà Pasolini come un ossimoro vivente: un intreccio di contraddizioni mai pacificate che sottrae la sua arte al consumo e la consegna, intatta, allo scandalo, mentre alle 17.30 la giornalista Maria Salerno analizzerà il rapporto tra Pasolini e il Corriere della Sera, evidenziando le difficoltà di un intellettuale che passa dalla poesia e dal cinema al quotidiano di informazione più diffuso nel Paese.
Sabato 15 novembre, alle 17.30, il professor Giovanni Ricci approfondirà “Il senso del sacro nell’opera di Pasolini”, dalla poesia al cinema, dalla figura di Cristo ai miti arcaici, fino all’irruzione del sacro in un tempo presente disincantato.
Domenica 16 novembre alle 16 il maestro Gabriele Bonci parlerà della musica nella vita di Pasolini, raccontando la passione del poeta e regista per il violino e le colonne sonore, nonché l’amicizia con Maria Callas, mentre alle 17.30 il dottor Francesco Girasoli esplorerà lo sguardo critico di Pasolini sugli italiani, tra denuncia delle loro indifferenze e amore per il popolo, mostrando come la sua figura sia diventata un vero e proprio martire culturale.
Domenica 23 novembre alle 17 la professoressa Laura Diafani dialogherà con il filologo Franco Zabagli del Gabinetto Vieusseux per riscoprire gli aspetti filologico-stilistici delle poesie e delle sceneggiature di Pasolini, mostrando come la sua produzione costituisca un unicum in cui i generi e le forme si compenetrano.
Il ciclo si chiuderà infine sabato 29 novembre alle 17.30 con la partecipazione della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi: il dottor Paolo Benassai ripercorrerà il legame tra Pasolini e Longhi durante gli anni della formazione bolognese, mentre la dottoressa Teresa Recami illustrerà i rapporti tra i coniugi Longhi e Pasolini, come ricostruiti dagli archivi della Fondazione.
“Una storia sbagliata. Pasolini sotto assedio” sarà dunque non solo un tributo ma un laboratorio di pensiero: un modo per continuare a interrogare — e lasciarsi interrogare da — una voce che, come scriveva Moravia, resta tra le pochissime destinate a contare come poeta, romanziere, regista e saggista del nostro tempo.
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