Tra le strade di Algeri e le campagne cabile, tra i caffè di Tunisi e le spiagge di Capo Bon, il narratore esplora se stesso alla ricerca della sua identità, delle sue parole, del suo grido. Algeri, il grido è un diario lirico per immagini, dove alle memorie della guerra fa da sottofondo il rap della casba, mentre le danze sfrenate nei cabaret raï e le proteste della “primavera araba” si uniscono in un unico affresco, intenso e struggente. Conclude il testo un epilogo inedito, scritto appositamente dall’autore per questa prima edizione italiana.
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