L’espansione urbana, lo sviluppo istituzionale, il rapporto con il territorio
Presentazione di Jean-Claude Maire Vigueur
Quando si pensa alla Firenze medievale si pensa a quella del Due e del Trecento:
a quella gotica di Giotto, di Dante, di Boccaccio e di Villani. Le origini dell’autonomia cittadina, però, sono ben più antiche e affondano nella precedente stagione artistica,
forse poco apprezzata per Firenze, quella dei marmi di San Miniato al Monte e del
Battistero. Senza dedicare spazio alla storia dell’arte, il volume intende però analizzare il contesto economico e sociale che vide quel primo rigoglio artistico. Un contesto denso di contraddizioni: l’impetuosa immigrazione di povera gente dalle campagne e la perdita di controllo dei Fiorentini sul contado; la nascita di un sistema di gerarchie sociali all’esterno delle mura e il rigoroso egualitarismo lessicale all’interno; la faticosa costruzione di un potere cittadino univoco e il permanere dei molteplici gruppi di interesse dai quali era scaturito il Comune. La Firenze dei secoli XI e XII era un gigantesco laboratorio cui mancò un narratore consapevole e fecondo. Solo migliaia di modesti documenti notarili, passati al setaccio e messi in relazione l’uno con l’altro, ci permettono oggi di comprenderne fino in fondo la forza innovativa.
48,00 €
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L’espansione urbana, lo sviluppo istituzionale, il rapporto con il territorio
Presentazione di Jean-Claude Maire Vigueur
Quando si pensa alla Firenze medievale si pensa a quella del Due e del Trecento:
a quella gotica di Giotto, di Dante, di Boccaccio e di Villani. Le origini dell’autonomia cittadina, però, sono ben più antiche e affondano nella precedente stagione artistica,
forse poco apprezzata per Firenze, quella dei marmi di San Miniato al Monte e del
Battistero. Senza dedicare spazio alla storia dell’arte, il volume intende però analizzare il contesto economico e sociale che vide quel primo rigoglio artistico. Un contesto denso di contraddizioni: l’impetuosa immigrazione di povera gente dalle campagne e la perdita di controllo dei Fiorentini sul contado; la nascita di un sistema di gerarchie sociali all’esterno delle mura e il rigoroso egualitarismo lessicale all’interno; la faticosa costruzione di un potere cittadino univoco e il permanere dei molteplici gruppi di interesse dai quali era scaturito il Comune. La Firenze dei secoli XI e XII era un gigantesco laboratorio cui mancò un narratore consapevole e fecondo. Solo migliaia di modesti documenti notarili, passati al setaccio e messi in relazione l’uno con l’altro, ci permettono oggi di comprenderne fino in fondo la forza innovativa.
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